Quando erano i...cani a portare a spasso i padroni

Una novella di Renato Gadda dedicata all’inversione dei ruoli, tutto a causa del ritrovamento di un biglietto vincente alla lotteria. Finché un giorno....

Quando erano i...cani a portare a spasso i padroni

Quando erano i...cani a portare a spasso i padroni

La contessa di Rossettosbavato era una nobildonna in decadenza che si infiltrava in ogni festa per mangiare gratis. Un giorno, mentre si recava all’inaugurazione di una mostra nella villa della baronessa Cigliafinte, Fuffy, il suo barboncino, trovò per terra un biglietto vincente della lotteria. Con quei soldi non avrebbe avuto problemi economici per molto tempo, ma quando la contessa provò a togliere il biglietto dalla bocca del cane, questo le ringhiò, come per dirle non ti azzardare, è mio. I due contendenti si guardarono fissi negli occhi e, anche senza parole, si capirono al volo.

Le richieste del barboncino erano chiarissime e irremovibili: avrebbe ceduto la vincita solo se i loro ruoli fossero stati invertiti, doveva essere il cane a portare a spasso la padrona e non viceversa. La Contessa accettò lo scambio, anche perché le sue magre finanze non le permisero di rifiutare. Così, dal giorno seguente, Fuffy portò la Contessa a passeggio tenendola per il guinzaglio.

La contessa di Rossettosbavato, che aveva una gran classe, non si scompose minimamente. Anzi, fece sembrare quella stranezza una nuova moda, e tutti iniziarono ad imitarla. In breve tempo tutti i cani della città portavano a spasso i loro padroni. – Buongiorno, signora Martelli, dove la porta il suo Alano? – Non lo so, è una sorpresa. Oggi è il mio compleanno, signor Chiodi. – Auguri, allora. Il mio Segugio mi conduce al parco a rincorrere i colombi, la ginnastica mi fa bene, devo dimagrire. Era una delle tante conversazioni che si udivano per le strade. Per un po’ di tempo andò tutto bene. Poi, però, il cane si accorse che avere una padrona al guinzaglio comportava anche delle responsabilità: doveva portarla dal parrucchiere, dal dottore, comprargli buon cibo e, soprattutto, raccogliere i bisognini che faceva nei prati. Il cane la cacca si rifiutava di raccoglierla, non ne era abituato, non era nel suo dna.

Allora arrivò Paletta, un vigile molto severo, che le contò tutte e, per ognuna, fece una salatissima multa. La cifra che ne uscì fu talmente alta che il direttore della banca telefonò al cane dicendo: "Signor Barboncino, le comunico che il suo conto è vuoto. Da questo momento in poi non possiamo farle credito. Le consigliamo di trovarsi un lavoro! Buona giornata". Un lavoro? – al cane, per lo spavento, vennero tutti i peli dritti. Allora restituì il guinzaglio alla padrona e tutto ritornò come prima.

Renato Gadda