REDAZIONE RAVENNA

Pronto soccorso e medici di base. I nodi della sanità

Quest’anno finiranno i lavori per espandere il reparto. Serviranno più professionisti, ma non si trovano.

Il Pronto soccorso del Santa Maria delle Croci ogni anno registra in media 100mila accessi

Il Pronto soccorso del Santa Maria delle Croci ogni anno registra in media 100mila accessi

Anno nuovo, problemi vecchi. E se parliamo di sanità i problemi sono parecchi, tutti riassumibili in poche cause con molte conseguenze: il progressivo invecchiamento della popolazione, la mancanza di personale sanitario e risorse che a detta di molti (e in primis delle sigle sindacali) sono insufficienti. In ballo all’orizzonte c’è la sostenibilità dello stesso sistema sanitario pubblico, un tema così importante che non basterà certo il 2025 per trovare una soluzione.

Il reparto nevralgico in cui i problemi si manifestano maggiormente è il Pronto soccorso: quello di Ravenna conta circa 100mila accessi all’anno e i pazienti lamentano lunghe attese. Manca circa il 30% dei medici che servirebbero, nonostante i numerosi concorsi dell’Ausl per trovarli: il problema è nazionale, sono troppi pochi i laureati. Si prevede che a giugno i lavori per l’ampliamento del reparto saranno terminati: uno spazio più ampio e meglio organizzato aiuterà sicuramente nella gestione del lavoro (e delle attese), ma richiederà anche più personale. Attualmente il reparto chiede aiuto ai professionisti che lavorano negli altri settori dell’ospedale, che volontariamente fanno alcune ore extra nell’emergenza-urgenza.

C’è poi il tema della medicina territoriale, legato a doppio filo al Pronto soccorso: negli ultimi anni si è cercato di spingere gli utenti a rivolgersi ai servizi esterni per tutti i problemi meno gravi. Sono così arrivati i Cau e le Case della comunità (prima dette ’della salute’). Da quest’ultimo punto di vista a Ravenna vanno avanti i lavori per realizzare quella che dovrà sorgere nel quartiere Poggi, a servizio di tutta l’area della Darsena. La fine del cantiere, finanziato dal Pnrr, è programmata per il 2026. All’interno sarà ospitato anche l’ospedale di comunità, aperto nel 2023 in un’ala della clinica San Francesco in gestione all’Ausl: un luogo in cui trovano ricovero pazienti poco gravi o che, dopo un periodo al Santa Maria delle Croci, ora stanno meglio ma hanno ancora bisogno di supporto. Si tratta di un’altra struttura extra ospedaliera in cui si punta ad accogliere i pazienti per accorciare le degenze al Santa Maria delle Croci. Per quanto riguarda i Cau, invece, è evidente che sono utili nell’affiancare i medici di base, soprattutto nei weekend, ma la loro apertura non ha avuto un grosso impatto nel ridurre il lavoro del Pronto soccorso.

Infine ci sono i medici di base: e anche da questo punto di vista i professionisti scarseggiano. La situazione è migliorata rispetto a qualche anno fa, ma resta critica soprattutto nelle aree rurali: difficile trovare chi vuole aprire l’ambulatorio in piccoli paesi, dove non c’è un servizio di segreteria e i pazienti sono meno. Le sigle sindacali lamentano il sottofinanziamento della sanità da parte del governo, ed è evidente che per risolvere tutti questi problemi serviranno in primis fondi, e non solo quelli.

Sara Servadei