Ravenna, 29 luglio 2022 - I medici dell’Osservazione breve intensiva sono 3, un altro e un ortopedico si trovano nell’area ’bassa intensità’. Le stanze sono piene di barelle: ci sono una quarantina di pazienti che attendono il ricovero, di cui una parte isolate dietro a un vetro perché positive al Covid. Altre trenta persone circa aspettano fuori dalla sala gessi. È il Pronto soccorso di Ravenna ieri mattina, e il primario Andrea Strada non ne fa mistero. "L’ingresso qui è sempre aperto – dice, indicando l’accettazione –. ’Ps’, più che per ’Pronto soccorso’, sta per ’Porta sanitaria’: perché questo siamo. Ed è giusto così".
L’ordinario , nel reparto di emergenza e urgenza del Santa Maria delle Croci, è diventato difficile da sostenere. Qui come altrove, del resto. Basta il colpo d’occhio per rendersene conto: ogni paziente merita di essere assistito, ma i pazienti sono tantissimi e tutti convergono qui. Il ’Ps’ continua a fare il Pronto soccorso e garantisce a tutti i cittadini i percorsi diagnostici e terapeutici tempodipendenti: ictus, infarti miocardici acuti, setticemie, aritmie, insufficienze d’organo, traumi, urgenze chirurgiche, tossicologiche, infettive…
"Nell’Osservazione breve intensiva ci sono pazienti che restano qui anche diversi giorni perché non c’è modo di ricoverarli prima nei reparti, e sono comunque persone che necessitano di stare in ospedale – dice Strada – e fuori ci sono i parenti che giustamente chiedono dove sono i loro cari, come mai non sono ancora in reparto. Il lavoro si accumula nei giorni, per cui non solo siamo un medico un meno rispetto al fabbisogno, ma i tre medici per turno dell’Osservazione breve intensiva devono curarsi anche dei pazienti che sono arrivati qui nei giorni precedenti. E così il lavoro aumenta. Eravamo una regione d’eccellenza: situazioni del genere altrove già erano la norma, ma la popolazione qui non era abituata a questi disagi".
I numeri degli accessi sono alti, con picchi in questo periodo di 300 pazienti al giorno. "Stamattina, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, abbiamo avuto un aumento degli accessi rispetto al 2021 del 23% solo nel Pronto soccorso generale – dice la direttrice dell’ospedale di Ravenna Francesca Bravi –. Se ci mettiamo anche i Pronto soccorso specialistici saliamo al 31%. I ricoverati sono però sempre in linea: circa il 20%. Per quanto riguarda il Covid abbiamo tutti i giorni 10/12 pazienti da ricoverare".
La vera emergenza però sono gli anziani: "Siamo il distretto con l’indice di vecchiaia maggiore dell’azienda Romagna, e questo pesa più del Covid – aggiunge Bravi –. Gli anziani polipatologici e cronici col virus a maggior ragione si scompensano".
Con 300 accessi al giorno, il Covid e i tanti anziani da gestire, l’organizzazione non è semplice: "Con il 25% in meno di personale dentro al Pronto soccorso il lavoro è immane, al di là del fatto che la percentuale di ricoveri resti inviariata" prosegue Bravi.
Se il personale è calato è ovviamente sempre per il solito problema, purtroppo noto: la mancanza di personale medico. "Questa situazione è frutto della programmazione sanitaria nazionale, del fatto che negli ultimi 15/20 anni c’è stato un definanziamento del Servizio sanitario nazionale, al contrario di quanto successo in altri Paesi europei – commenta Bravi –. E, nella misura in cui non sono stati creati nuovi medici e le borse di studio per formarli, oggi ci ritroviamo in questa condizione. È il risultato di una programmazione sanitaria non fatta sul fabbisogno di salute della nostra popolazione, che sapevamo molto bene che andava invecchiando e che almeno per il 20% in Italia dichiara di avere due patologie croniche".