Ravenna, 18 novembre 2024 – Avete presente la torre Eiffel? Ecco, prendetene due, scomponetele e immaginate di posarle in mare. Fanno 400 metri di lunghezza per un peso di 14.500 tonnellate. Sono le misure (extralarge) della banchina al servizio del nuovo rigassificatore di Ravenna, un’opera ciclopica che Snam si appresta a chiudere a tempo record: due anni. Ieri, l’operazione che ha dato inizio alla volata: il completamento dell’installazione della porzione di piattaforma che rappresenta il "cuore" impiantistico e di controllo del flusso del gas naturale – rigassificato dalla BW Singapore – verso terra: è il "deck".
Massimo Derchi, chief operations officer di Snam, di che cosa si tratta?
"Il progetto del terminale Fsru consta della presenza di una nave gasiera su cui è installata un’unità di rigassificazione del Gnl. La peculiarità del progetto è che si tratta di un ibrido, perché in quella zona l’Adriatico è poco profondo, 15 o 20 metri, e non si poteva realizzare un’installazione classica, né ci sono spazi utilizzabili a terra. Da qui l’idea di realizzare una piattaforma imponente, che replica a tutti gli effetti una banchina, il cui cuore impiantistico (54 per 48 metri, 2.800 tonnellate), o deck, serve a garantire l’esercizio e la sicurezza del terminale: ci sono i bracci di carico che collegano la piattaforma Fsru, sala di controllo, sistemi antincendio, circuiti gas, valvole di intercettazione e gruppi elettrogeni. Per ragioni di peso il deck è stato diviso in due porzioni, da posizionare a 8 km dalla costa. La prima è stata installata il 27 ottobre, oggi (ieri, ndr) abbiamo completato l’opera installando il secondo semideck".
E il progetto è sostanzialmente chiuso. Prossimi step?
"Il progetto del rigassificatore si compone di tre parti: 30 km di tubazioni a terra, una sealine di 8 km sul fondo del mare e la piattaforma al largo. Prima e seconda parte sono completate e sulla piattaforma siamo circa all’80%. I lavori saranno terminati entro la fine dell’anno e a dicembre arriverà la nave rigassificatrice, ora a Dubai per manutenzione. Per un mese resterà in porto, probabilmente a Palermo, in attesa di completare verifiche e collaudi a Ravenna, dove approderà nella seconda metà di febbraio. Un altro mese di collaudi con la nave e nei primi giorni di aprile del 2025 l’impianto potrà entrare in esercizio".
Come è avvenuta l’installazione del secondo semideck?
"Il semideck è stato caricato su una chiatta e portato al largo, sollevato con una gru che ha un maxi braccio di 200 metri e posizionato con precisione centimetrica su quattro pali già fissati nel fondale marino, che costituiscono il jacket, la struttura di supporto".
Poi c’è la diga frangiflutti.
"È un’altra componente importante per proteggere il terminale: 900 metri di lunghezza, a cassoni, farà da scudo contro le onde e consentirà l’esercizio in condizioni avverse. Sarà realizzata dall’autorità portuale ed è previsto sia completata a ottobre del 2026".
L’impatto dell’opera è notevole. Come coniugarlo con la sostenibilità della realizzazione?
"Abbiamo messo in campo tutta una serie di misure di salvaguardia ambientale. In primis, per i monitoraggi abbiamo coinvolto venti imprese specializzate, tre Università e dieci laboratori di analisi. Le do qualche numero: noi analizziamo qualcosa come 70mila parametri offshore e 20mila onshore con 90 stazioni di monitoraggio a terra e 200 in mare. Aggiungo: abbiamo realizzato un progetto di rivalutazione ambientale a terra, piantando un grande bosco in corrispondenza del punto di arrivo della tubazione, su un’area di 100 ettari, ed evitando interferenze con pineta e linea di costa. E ancora: abbia usato la tecnologia trenchless per evitare scavi a cielo aperto, riutilizzato tubazioni esistenti e via così. Garantisco che c’è stata un’attenzione diffusa, sia per monitorare il rispetto dei parametri emissivi, sia in termini di riqualificazione delle aree che abbiamo attraversato e di minimizzazione dell’impronta dei lavori".
Ricadute sul Ravennate?
"Il cuore dei lavori, quindi tutte le attività offshore, sono state aggiudicate a un raggruppamento nel quale due delle tre imprese sono società storiche dell’oil and gas ravennate, Rosetti Marino e Micoperi, oltre a Saipem. Per i lavori abbiamo impiegato fino a 1.200 persone e 240 fornitori, più di 80 emiliano-romagnoli. Poi un progetto del genere determina una ricaduta occupazionale per tutto l’arco di vita dell’impianto, dalle attività di ormeggiatori e piloti a tutti i servizi tecnici e nautici collegati all’hub portuale di Ravenna".
E non è l’unico progetto di Snam collegato all’area ravennate: ci sono anche la Linea Adriatica e Ravenna Ccs.
"Sì, la prima è un progetto di ampio respiro che ha l’obiettivo di costruire una terza dorsale del gas che colleghi il centro (Sulmona) con il nord Italia (Minerbio) e consenta di aumentare di circa 10 miliardi di metri cubi all’anno la capacità di transito del gas da sud a nord. Il progetto è in parte finanziato con il Pnrr e la prima fase sarà completata entro il 2026 (la seconda nel 2027, ndr). Parliamo di oltre 420 km di tubazione".
E l’altro?
"È la Carbon capture and storage. Abbiamo costituito una joint venture con Eni e sono iniziate le attività della fase uno del progetto, volta a dimostrare la piena operabilità della catena di cattura, trasporto e stoccaggio in Adriatico. Preleva la Co2 dai fumi di una centrale Eni di Casalborsetti e riutilizzando tubazioni esistenti la inietta in giacimenti esausti. Il progetto di iniezione è pari a 25mila tonnellate di Co2 all’anno. Seguirà la fase industriale, sono in corso le autorizzazioni, che permetterà di arrivare a stoccare fino a quattro milioni di tonnellate di Co2 all’anno (entro il 2030), per poi potenzialmente salire fino a 16 milioni".
Qual è il ruolo del Gnl nel mix energetico nazionale?
"Prima della crisi del gas, nel 2021, la quota di Gnl sugli approvvigionamenti nazionali era pari all’11%, l’anno dopo è salita al 18%, oggi siamo al 25%. Il rigassificatore di Piombino ha consentito di fare un primo salto, perché siamo passati da 18 a 23 miliardi di metri cubi di capacità di rigassificazione annua. Quando anche Ravenna sarà in esercizio, arriveremo a 28 miliardi e avremo quasi raddoppiato la nostra capacità".