CARLO RAGGI
Cronaca

Professione scenografo: "Heston mi cambiò la vita. E Bellocchio girò a casa mia"

Leonardo Scarpa si innamorò del cinema vedendo all’età di 7 anni ’Il più grande spettacolo del mondo’. Ha lavorato con Ferreri, Avati e Mazzacurati.

Leonardo Scarpa si innamorò del cinema vedendo all’età di 7 anni ’Il più grande spettacolo del mondo’. Ha lavorato con Ferreri, Avati e Mazzacurati.

Leonardo Scarpa si innamorò del cinema vedendo all’età di 7 anni ’Il più grande spettacolo del mondo’. Ha lavorato con Ferreri, Avati e Mazzacurati.

A 4 anni disegnava su qualunque foglio gli capitasse fra le mani, a sei anni l’impatto, al cinema, con le impressionanti scene del film ‘Il più grande spettacolo del mondo’ con Charlton Heston, a 7 anni organizzava recite nel cortile di casa fra i panni stesi a mo’ di scene, a 13 anni la prima mostra di pittura e la trasposizione in commedia del romanzo di Steinbeck ‘Uomini e topi’: un bambino prodigio, poi un ragazzo capellone e contestatore ispirato dal travolgente del ‘68 e in rotta di collisione con il babbo maresciallo dei carabinieri che puntava sul figlio ragioniere con il posto in banca. E invece il futuro di Leonardo Scarpa, brisighellese per origini (nei giorni scorsi Brisighella lo ha premiato), bolognese per studi, faentino per residenza, era altrove, in teatro, nel cinema, in tv, a inventare e costruire scene, trovare luoghi per il ciack, richiesto dai maestri del cinema dagli anni 80 in poi, da Pupi Avati a Mazzacurati, da Marco Ferreri a Marco Bellocchio e tanti altri. Sue le scenografie di oltre trenta film.

Scarpa, ma lei da bambino sognava il cinema?

"No. A me interessava disegnare, dipingere, scrivere, recitare commedie. Però al cinema andavo quasi ogni sera perché mio zio Antonio, ‘Tugnet’, arrotino a Brisighella e attacchino dei manifesti dei film, veniva ricompensato con ingressi gratuiti. E ormai è chiaro che quei film hanno scavato dentro di me, senza che me ne accorgessi. Pensi che di quel periodo ricordo solo alcune scene impressionanti di un film che da adulto ho reincontrato: ‘Il più grande spettacolo del mondo’, con Charlton Heston".

Pittura aggiunta al cinema, ecco spiegato lo scenografo!

"Forse, comunque il mio futuro professionale è arrivato per una fortunata coincidenza, fu grazie a Gardenghi, docente al corso di scenografia dell’Accademia. Io ero studente, lui dipingeva le scene per il teatro comunale di Bologna e mi chiese di aiutarlo".

Dove è nato?

"A Cesena, perché il babbo, Naviglio, storpiatura anagrafica di Noviglio, ovvero nono figlio, nel ‘47 fu mandato, era brigadiere con diploma da ragioniere, alla stazione carabinieri a San ; era l’anno in cui sono nato, poi nel ‘55, promosso maresciallo, fu mandato a Mezzolara di Budrio dove ci siamo trasferiti anche noi, io, la mamma, Maria e mia sorella Raffaella, più giovane di me. Ma io in quegli anni dell’infanzia trascorrevo i mesi estivi a Brisighella dove vivevano i nonni e gli zii".

Lo zio Antonio, arrotino…

"La grande ruota che aveva nella bottega era per me una cosa magica… nella mia mente già allora creavo mondi che poi disegnavo, in ginocchio sul pavimento, nel rovescio dei manifesti dei film, in proiezione al cinema di Brisighella, che rimanevano allo zio dopo averne attaccati in paese e nelle frazioni. E come le dicevo, con lo zio quasi ogni sera andavo alla proiezione. E sempre grazie a lui, alla festa del Monticino rimasi affascinato dal trebbo di pittura, corsi a casa, improvvisai un cavalletto e cominciai a dipingere".

Poi arrivò il teatro

"Parola grossa…a Mezzolara, da bambino, organizzavo recite con gli amichetti nel cortile di casa, i panni stesi facevano da scene. Scrissi anche una commedia, ispirata da ‘Uomini e topi’ di John Steinbeck…sì, mi piaceva anche leggere…ero forse un bambino prodigio? Non so, ci penso ora! Finite le medie avrei voluto iscrivermi a un istituto artistico, ma il babbo non ne volle sapere, vedeva per me un futuro da ragioniere in banca anche perché lui si era licenziato dall’Arma ed era entrato nella banca del paese…Io resistetti e il compromesso furono le ‘Aldini e Valeriani’ di Bologna…".

Che nulla avevano a che fare con l’arte!

"Infatti. Finito il secondo anno dissi basta e il babbo cedette: Istituto d’arte a Bologna con indirizzo di pittura, poi, in piena contestazione mi iscrissi all’Accademia di Belle Arti dove mi diplomai nel ‘72. E in quegli anni dipinsi molto, mi ispiravo alla Pop Art americana…Avevo idee ‘rivoluzionarie’ e capelli voluminosi, il babbo vedeva tutto questo come un pugno nello stomaco!".

Era anche il periodo in cui si stava delineando il suo futuro.

"Grazie a Gardenghi mi unii al gruppo di pittori che lavorava alle scene del Comunale, mi davano 10mila lire a settimana. Ci fu anche l’occasione di fare il concorso per un posto fisso, ma rifiutai. A quel punto a Budrio, in un vecchio canapificio, attrezzai il laboratorio per dipingere le scene e iniziò l’avventura fatta anche, come dicevo, di coincidenze".

Spieghi…

"Nel giro di breve tempo, fra l’80 e l’81 vennero a bussare al laboratorio due registi come Pupi Avati e Marco Ferreri. Ferreri stava girando ‘Chiedo asilo’ con Benigni e Avati ‘Dancing Paradise’, per Rai1. Vedendo le scene che stavo dipingendo mi chiesero di interessarmi alla scenografia dei loro film; poi nel 1982 arrivò Marco Bellocchio e lavorai per gli ‘Occhi e la bocca’, presentato a Venezia…E nell’83, ‘Enrico IV’ di Bellocchio con Mastroianni e la Cardinale presentato a Cannes. Poi il matrimonio

nel 1981 con Carla Lega, ceramista, conosciuta nel ‘74. Fu allora che mi trasferii a Faenza. Nel 1985 è nato Marco che da qualche anno segue le mie orme e nel ‘93 Martina che segue le orme della mamma".

Di quanti film ha firmato la scenografia?

"Quelli più importanti sono oltre trenta, dodici sono stati presentati a Venezia dove ‘Il toro’ Mazzacurati ha vinto il Leone d’argento. Nel 2018, la mia scenografia di ‘Effetto domino’ di Alessandro Rossetto è stata premiata a Ischia. Con Mazzacurati ho lavorato a cinque film, con Andrea Segre a tre, poi altri lavori per Rai1, la terza stagione dell’Ispettore Coliandro ad esempio, e poi altri registi come Marco Segato, Gianfranco Mingozzi, Ambrogio Lo Giudice". Scenografo anche per Ravenna Festival…

"Sì, a inizio secolo. Per le opere Faust, Salomè e Sancta Susanna, qui la regia era di Chiara Muti. E anche delle Feste medioevali di Brisighella!".

Quanto tempo richiede organizzare la scenografia di un film?

"Anche mesi. Lo scenografo cerca i luoghi e gli ambienti adatti al soggetto e al periodo storico, per questo ho girato l’Italia, le città, i borghi in lungo e in largo. Per ‘Il toro’ ero in Yugoslavia durante la guerra del ‘91. Acune scene de ‘Gli occhi e la bocca’, Bellocchio le girò in casa mia a Faenza".