Processo al veterinario : "Ci fidavamo ciecamente"

In aula i primi testi della difesa, anche la custode dei cinque gatti ritenuti morti. La Procura chiede trasmissione atti per un volontario Clama per valutare la falsa testimonianza.

Processo al veterinario : "Ci fidavamo ciecamente"

Processo al veterinario : "Ci fidavamo ciecamente"

Storie di cani soppressi con grande sofferenza di chi da anni li accudiva. Ma anche di volontari di associazioni animaliste che si recavano proprio da lui per gatti a loro affidati. Un’udienza, quella di ieri mattina a carico del veterinario Mauro Guerra, caratterizzata dalle prime voci dei testi della difesa. Con una situazione davvero particolare: a un certo punto per un volontario dell’associazione Clama, la procura è giunta a chiedere al tribunale la trasmissione atti per valutare la falsa testimonianza. L’uomo in aula ha ricordato di un accesso nell’ambulatorio di Sant’Antonio: "Ero andato là con un gatto. E mentre attendevo il mio turno, trovai un gattino che non stava bene, che camminava in malo modo. Avvisai Guerra che mi disse: ’è il mio, cerco di curarlo’". In seguito "mi disse che era morto".

Il testimone ha specificato di appartenere "a Clama: ho sempre fatto volontariato e in giro avevo una settantina di gatti". Sul gattino recuperato all’ambulatorio, incalzato dalle domande del pm Marilù Gattelli e a un certo punto pure da quelle del giudice Piervittorio Farinella, l’uomo ha precisato questo: "Guerra lo prese dentro alla sala delle visite: lo vidi fare una puntura ma non ricordo. Ho un vago ricordo. Della sua morte, mi riferì quando andai per altra visita".

Anche Max, un cane, era morto: per eutanasia: "Ci accorgemmo che era dolorante - ha ricordato il suo padrone - e andammo da Guerra". Diagnosi: tumore al testicolo. "Me lo disse il dottor Guerra. Non so se sia stata fatta una biopsia: ma si vedeva dall’esterno. Ricordo che firmai dei documenti: non ricordo se di cancellazione dall’anagrafe canina o di consenso". A questo punto è stato il testimone che, irritualmente, ha posto un quesito: "Posso fare una domanda? Voglio sapere che fine ha fatto il mio cane". Laconico il pm - "Parli con il suo veterinario" - prima che il giudice ricordasse al teste che "non è questo il luogo". In ogni modo, nessun dubbio a suo avviso sulle condizioni del suo cane: "Ci andavano le larve: e quando ho visto che se lo mangiavano le mosche...non è facile sopprimere un cane dopo 14 anni".

Un altro cane, questa volta una femmina di 13 anni, un altro padrone in aula. "Rincasando - ha ricordato -, la trovammo barcollante in un angolo, come se avesse perso la percezione dello spazio". Guerra parlò "di problema legato a una massa che premeva sul cervello: poteva essere una ciste, un tumore, una lacerazione, ci disse. Avevamo una fiducia cieca in lui: ci prospettò una serie di indagini cliniche per capire meglio; ci propose un intervento; e ci propose pure di abbatterla. Ci era nato da poco il secondo figlio: non era più possibile accudirla". La moglie "preferì tentare una cura disperata: cortisone, forse anche antibiotico. Sembrava rinata ma dopo 3 giorni ripiombò nella malattia". E così "la domenica successiva facemmo la foto con i bimbi. E poi andai io per accompagnare il cane ad altra vita". Guerra "mi spiegò che avrebbe fatto due iniezioni: una per sedarla e una per bloccare il cuore. Passò qualche minuto tra una iniezione e l’altra, al massimo dieci. Mi chiese anche di telefonare a mia moglie perché pure lei desse assenso alla procedura". Il teste ha poi precisato che "pagavamo e lui emetteva la fattura". Elogi per Guerra in grado di "risolvere anche problemi al telefono: come quando per il cane ipotizzò un’intossicazione da noci: in clinica ci avevano chiesto invece prezzi altissimi per gli esami e la diagnosi".

Pure un’infermiera in pensione, ora gattara nel Ferrarese, non ha fatto mistero di essere una sostenitrice di Guerra: "Lo conosco da un bel po’: aiuta chi ha le colonie feline. Siamo senza soldi e il Comune ci passa solo una volta ogni 15 giorni la sterilizzazione gratis. E lui era sempre disponibile: gli bastava un grazie. Portai cinque gatti maschi nel 2020: era il 31 agosto". La ormai celeberrima foto che li ritrae come abbracciati uno sull’altro, "l’ha scattata il dottor Mauro aspettando che si svegliassero: quei gatti sono ancora vivi". A riprova, l’avvocato difensore Claudio Maruzzi ha sciorinato in aula la loro foto. Non convinto il pm: "Prese appuntamento per 3 femmine e 3 maschi...". Ma per l’ex infermiera, fu proprio Guerra "a realizzare lì per lì che erano tutti maschi".

Andrea Colombari