
Venerino Poletti
Ravenna, 7 gennaio 2022 - In Emilia Romagna si viaggia a una media di 16-17mila nuovi contagi al giorno, le statistiche riportano che il 77,9% dei ricoverati in terapia intensiva non è vaccinato. Ne abbiamo parlato con Venerino Poletti, (nella foto) direttore del dipartimento toracico dell’Ausl Romagna e della pneumologia dell’ospedale Morgagni di Forlì, professore all’Università di Bologna (Campus di Forlì e Ravenna) e di Aarhus in Danimarca.
Il 77,9% dei ricoverati in terapia intensiva è non vaccinato. È così anche sulla base della sua esperienza? "Credo che siamo sull’80% di non vaccinati e 20% di vaccinati ma con due dosi, di cui la seconda tra giugno e luglio. Cioè non hanno fatto la terza, che rende il Covid molto meno aggressivo e, quindi in genere curabile a casa. C’è poi da dire che quelli che muoiono di insufficienza respiratoria per infezione da Covid sono quasi sempre quelli non vaccinati".
Si può quindi dire che le nuove misure restrittive sono la conseguenza del comportamento di chi non si è vaccinato? "Sì. Hanno responsabilità verso se stessi, i propri cari, ma anche nei confronti della comunità in cui vivono. Per una scelta del tutto scellerata impediscono o rendono difficoltose le cure per i pazienti che hanno necessità urgenti e spesso complesse".
In quali condizioni arrivano in ospedale i pazienti non vaccinati e come si comportano?
"Molti arrivano quando la malattia è già avanzata anche perché questo virus è subdolo. Può causare gravi danni polmonari senza che ciò sia subito percepito in modo chiaro. I no vax convinti sono la netta minoranza e non infrequentemente sono sgradevoli con il personale medico ed infermieristico. La gran parte è costituita invece da persone che avevano paura di ipotetici effetti collaterali del vaccino. Paura basata su informazioni raccolte sul web e su discorsi con amici o su consigli dati da parenti stretti, di un vaccino vissuto ‘come farmaco sperimentale’. Queste persone solo al momento della malattia realizzano quanto siano reali i danni polmonari causati dal virus. Lo capiscono e con la disperazione che traspare dalle loro parole e dai loro sguardi, comprendono che non si può più tornare indietro. Così c’è chi comprende che forse non rivedrà più i figli, chi lascia attività economiche senza aver programmato la successione. Insomma appare chiaro a loro che hanno imboccato una via che può essere senza ritorno. È frustrante perché questa scelta è del tutto priva di logica: hanno paura di qualche cosa di molto improbabile e del tutto ipotetico, di cui hanno informazioni distorte e in gran parte fasulle, e non invece di qualche cosa di reale".
Quanto si può abbassare la guardia se si è già fatta anche la terza dose? "Mai abbassare la guardia. Il Covid è un virus a Rna, in grado di mutare con facilità, ed è perciò sempre possibile che nasca una variante. Però gli effetti positivi della terza dose si hanno dopo una decina di giorni. A quel punto si è abbastanza tranquilli di non contrarre la malattia in forma grave. Avere un vaccino è un miracolo della scienza. Quello utilizzato contro il Covid è frutto di ricerche in essere da almeno venti anni e di tecnologie allo studio da 10. Non è un’invenzione dell’ultimo minuto".
Come giudica le misure adottate dal Governo, dall’obbligo vaccinale over 50 all’ampliamento dell’obbligo del super green pass? "Era ora. Ma non basterà, l’obbligo doveva essere esteso a tutti. Il fatto è che la politica tarda a riconoscere le indicazioni che vengono dalla scienza. Va anche detto che siamo uno dei Paesi più avanzati nella lotta al virus e con i risultati migliori. Quindi, penso che l’attenzione resterà alta, pronti a intervenire se ce ne sarà bisogno".