Brisighella (Ravenna), 19 febbraio 2019 - Il dilemma è uno solo. Se definirlo vittima di un eccesso di carità o sacerdote dalle mani bucate. Perché stando alla sua denuncia nel giro di due anni si sarebbe fatto raggirare e derubare di una cifra da capogiro, quasi 200mila euro. In che modo? Donando soldi ai pellegrini che gli chiedevano aiuto. Qualcuno, però, ha capito che quel prete poteva essere una gallina dalle uova d’oro e ne ha approfittato. Tanto che a un certo punto il don – sebbene con un certo ritardo – ha mangiato la foglia e deve aver capito che quello, più che un modo di aiutare il prossimo, era un buon metodo per svuotare il conto corrente: il proprio.
Don Anselmo Fabbri è un anziano sacerdote ancora in attività e cura le anime dei fedeli che ricadono sotto due province, anzi due regioni. Ha 87 anni (ancora da compiere), è il parroco della piccola chiesa di Sant’Adriano di Marradi e amministratore della parrocchia di San Martino in Gattara, sotto Brisighella. Diviso tra Firenze e Ravenna, dunque, ma accomunato dall’appartenenza alla diocesi di Faenza e Modigliana. Col suo legale di fiducia, l’avvocato Davide Pezzi, qualche giorno fa si è presentato in caserma a Faenza per sporgere una singolare denuncia. Ai militari ha raccontato che a partire dal 2017 avrebbe elargito somme consistenti a chi gli chiedeva un gesto di carità. Pardon, un aiuto tangibile. Anche a botte da mille euro per volta, ma in certi casi sarebbe arrivato a regalare 5mila euro, sempre firmando assegni circolari. Soldi che vanno ricondotti a due conti correnti privati del parroco, nonché ad altrettanti della parrocchia. Dunque, anche i soldi raccolti con le offerte di chi va in chiesa.
E sarebbero state diverse le persone che avrebbero approfittato della sua generosità. Ma anche e soprattutto della sua età avanzata: questa la prima ipotesi degli investigatori, che stanno già mettendo al setaccio i conti del religioso, per risalire ai fortunati destinatari degli assegni. Tutto ancora in fase di chiarimento e di precisa quantificazione dell’ammanco complessivo, precisa il suo legale. Si sa soltanto che i beneficiari sarebbero diversi, tra cui cittadini stranieri. Sacerdote d’altri tempi, Don Anselmo, capace di accumulare somme considerevoli e ben voluto dalla comunità dei parrocchiani dove nessuno, pare, sapeva o sospettava nulla. Abbiamo provato a contattarlo, ma il telefono a Marradi squilla a vuoto. Banale la ragione: si trova a Bologna, in ospedale, per sottoporsi a un piccolo intervento. Nulla di così serio. Intanto però la vicenda è già approdata in un fascicolo aperto in Procura a Ravenna, per ora contro ignoti con le ipotesi di reato di circonvenzione d’incapace e truffa aggravata.
Ma perché soltanto ora don Fabbri ha deciso di sporgere denuncia ai carabinieri? Secondo il suo avvocato si è reso conto di essere stato vittima di raggiri in serie dopo aver notato che le persone che gli venivano a domandare un aiuto, gira e rigira, erano sempre le stesse. E in certi casi gli amici degli amici. «Padre, ho bisogno di quei soldi». Appelli e richieste dovevano suonare più o meno così. E questo non è certo il primo caso di un sacerdote truffato. A Barbarolo, sull’appennino bolognese, un prete aveva finito per regalare 70mila euro, soldi dei parrocchiani, a un solo individuo, un giostraio. Così facendo anche don Fabbri ha dilapidato una fortuna, anche se a un certo punto ha detto basta. Don dal cuore d’oro. Forse anche troppo.