Prelazione del Comune sulla chiesa di S. Maglorio

L’obiettivo è "annettere l’immobile all’attiguo Museo delle ceramiche". L’ex edificio di culto si trova infatti in via Campidori .

Prelazione del Comune sulla chiesa di S. Maglorio

Prelazione del Comune sulla chiesa di S. Maglorio

Il Comune di Faenza eserciterà una prelazione per l’acquisto della chiesa di San Maglorio, storico ex-edificio di culto posto in via Campidori, di architettura 400esca su una precedente base del ‘200, che sorge proprio a fianco del Museo internazionale delle Ceramiche. La giunta ha ottenuto il via libera per l’acquisizione al consiglio comunale, il cui sì è dato per scontato: per le casse di Palazzo Manfredi si tratta di un esborso tutto sommato modesto, essendo l’importo fissato a 85mila euro. L’obiettivo del Comune è già definito: "annettere l’immobile all’attiguo Museo delle ceramiche".

La chiesetta, di proprietà della diocesi di Faenza-Modigliana e da tempo chiusa al pubblico e aperta solo in occasione straordinarie, costituiva il baricentro di quello che un tempo era il convento di San Maglorio, nei cui ambienti – fatta eccezione appunto per la chiesa – sorse 116 anni fa quello che oggi è il Museo delle ceramiche. Ma non è solo questo a fare della chiesetta un luogo iconico per la città: oltre che per gli affreschi 600eschi posti in corrispondenza della volta del presbiterio, riconducibili alla scuola di Marco Marchetti da Faenza, e per quelli dei fratelli Liverani di due secoli più tardi, la chiesa è nota anche per conservare la lapide di Cassandra Pavoni – qui indicata come ‘suor Benedetta’ – nobildonna ferrarese amata da Galeotto Manfredi, che trascorse buona parte della sua vita fra le mura del convento, fino alla morte nel 1513. Recenti studi ipotizzano che sia stata proprio Cassandra a commissionare al pittore Biagio d’Antonio la cosiddetta Pala dei Camaldolesi (vale a dire la ‘Madonna col Bambino in trono e i santi Maglorio vescovo, Giovanni Battista, Benedetto, Romualdo, Giovanni Evangelista, Girolamo’), oggi conservata alla Pinacoteca comunale, ricondotta a Cassandra proprio per via della presenza a fianco della vergine dell’eremita gallese cui era intitolato il monastero. L’abbacinante avvenenza di Cassandra, la sua reclusione, la morte violenta dell’amato Galeotto, fatto accoltellare per ordine della moglie Francesca Bentivoglio, hanno contribuito col passare dei secoli a fare di quella donna un’icona della città: il tema della ‘Pavona’, proposto infinite volte sulle maioliche faentine, è ispirato proprio a lei, così come la superstizione popolare secondo cui il suo fantasma si sarebbe aggirato nell’ex-convento per vari secoli dopo la sua morte.

Filippo Donati