REDAZIONE RAVENNA

Polo museale, il Tar conferma "Novamusa ridia 479mila euro"

Il giudizio nato dal ricorso dell’ex concessionaria contro il ministero è stato dichiarato estinto. I giudici bolognesi: "La società era fallita, ma la causa non è stata riattivata dalla curatela".

Non esattamente due spiccioli perché quel gruzzoletto vale quasi 479 mila euro. E’ la cifra che il Mibact - ministero della Cultura - aveva chiesto a Novamusa srl, l’allora gestore dei servizi al museo Nazionale, alla basilica di Sant’Apollinare in Classe e al mausoleo di Teodorico. Il Tar di Bologna ha ora dichiarato estinto il giudizio, di fatto chiudendo le porte alla controversia e confermando la richiesta ministeriale.

Tutto si è risolto in una questione "preliminare ma esaustiva ai fini del decidere", si legge nella sentenza, appena depositata, a firma del giudice Umberto Giovannini. Sì, perché Novamusa srl era stata dichiarata fallita dal tribunale di Roma con sentenza del 28 gennaio 2019. E il giudizio amministrativo, inizialmente interrotto a causa di ciò, non è stato riattivato dal fallimento della srl ma, come dicono gli addetti ai lavori, ad adiuvandum (cioè un intervento per sostenere le ragioni di qualcuno) dall’imprenditore 61enne Gaetano Mercadante, ex amministratore di Novamusa.

A fine ottobre scorso il 61enne, conosciuto anche come ’il re delle biglietterie italiane’, era stato assolto dal collegio penale del tribunale di Ravenna "perché il fatto non sussiste" così come altri amministratori della società: l’accusa era di peculato legato agli incassi dei tre siti culturali (la procura aveva chiesto per lui sei anni di reclusione). Una sentenza che ricalcava quella del tribunale di Civitavecchia del 2018 per una vicenda dai contorni analoghi su incassi di siti culturali siciliani: anche all’epoca i giudici laziali accolsero la tesi difensiva della natura privatistica, quindi civilistica, della controversia, escludendo il peculato, cioè il reato.

Ed eccoci arrivati di fronte al Tar: quale miglior sede per definire le controversie di questa natura. In particolare Novamusa aveva impugnato gli atti con i quali il Mibact (polo museale dell’Emilia Romagna) l’11 maggio 2017 aveva intimato alla società il pagamento di 478 mila e 768 euro. E aveva comunicato che i dipendenti di Novamusa sarebbero stati affiancati da personale ministeriale. Nel ricorso era stata impugnata anche la comunicazione di risoluzione della concessione dei servizi aggiuntivi con gestione diretta a partire dal primo giugno 2017. In particolare la srl contestava l’esistenza del maxi-credito o comunque il suo errato conteggio. E chiedeva anche un risarcimento legato a scelte ministeriali: come la riduzione arbitraria del prezzo del biglietto già stabilito o l’obbligo di diversi giorni di chiusura nei festivi senza il consenso della concessionaria. E poi ancora la possibilità per terzi di vendere materiale nei bookshop dei musei e l’organizzazione di eventi. Doglianze che si sono ora infrante nelle ragioni che già conosciamo.

Andrea Colombari