
Roberto fu testimone di una località che non c’è più, quella degli artisti di scena alla Grotta Verde. Poi protagonista nel mondo della Coppa America, prima di reinventarsi imprenditore.
Ravenna, 28 luglio 2024 – L’estate, fin da ragazzino, la trascorreva a Marina, abitava dietro alla Grotta Verde, all’epoca, metà anni 60, tappa obbligata degli artisti di grido; e già allora, appena quindicenne, aveva la testa nelle barche, prima come divertimento poi come business. Roberto Onorati, ‘Piro’ per tutti, non era neanche ventenne quando aprì in via Diaz l’ufficio da broker internazionale sul fronte della compravendita di imbarcazioni da regata usate, poi passò alle nuove destreggiandosi come pochi sul fronte dei migliori maestri d’ascia al mondo. Ed era ancora iscritto all’università quando conobbe Cino Ricci e con lui iniziò l’avventura delle regate atlantiche fino a entrare nel mondo della Coppa America, con Montezemolo prima, con Raul Gardini poi.
Una vorticosa parentesi chiusa a trent’anni per concentrarsi sull’attività commerciale che aveva avviato, e affidata al babbo, ovvero ‘Punto Vela’, a Marina. E allo stesso tempo ecco l’impegno per dare vita a Marina, mosso dal ricordo degli anni d’oro della Grotta Verde dove Mina e Celentano erano di casa: presidente della Pro Loco, ‘inventore’ dell’Hemingway, propulsore di Festivela. "Ma forse davo fastidio e mi hanno remato contro".
Lei ha vissuto i tempi del dancing Grotta Verde, una Marina irripetibile…
"Una Marina che non c’è più, soprattutto non c’è più vita…sì, anni stupendi, gli anni Sessanta e anche dopo e io ero lì, fin da bambino: mia mamma, Edda Suprani, gestiva la pensione Lucciola, proprio dietro alla Grotta Verde, l’aveva costruita il nonno Giuseppe. Pensi che io e Carlo Rivola distribuivamo in spiaggia i volantini per i concerti…I suoi genitori, Dante e Wanda, titolari del dancing, spesso alloggiavano da noi…".
Dalla Grotta Verde sono passati tutti i più famosi cantanti e attori dell’epoca. E tanti ‘vitelloni’…
"Era una tappa obbligata: ricordo Mina, Celentano, Ornella Vanoni, Gaber, Morandi, Tognazzi, Walter Chiari e innumerevoli altri, che concerti! A organizzarli era quel fenomeno del direttore, Zanon. E naturalmente non mancava fra il pubblico maschile chi cercava l’avventura dopo il ballo…".
Anni in cui oltre alla Grotta Verde c’erano Le Ruote, poi Xenos, voluto da Dante Rivola, ex gregario di Bartali, grande musica dal vivo, quartier generale del Concorso di pittura
"Una Marina palpitante. Anch’io, assieme a tre amici, ho dato un contributo, inventando un locale d’avanguardia, l’Hemingway, a fine anni 80: quanti problemi, bruciato due volte, poi cancellato per via dei lavori per Marinara. In quel periodo mi presentai con una mia lista alle elezioni della Pro Loco. Fummo eletti, diventai presidente, ma venni osteggiato, così diedi vita a ‘Insieme per Marina’, nel ‘93, organizzai Festivela, in memoria di Gardini. Non ci fu seguito. Vorrei dire anche che per me l’ultimo sindaco provvisto di larghe visioni per Marina è stato Mercatali. Oggi Marina è addormentata, non ci sono alberghi".
Fermiamoci un momento, torniamo indietro, a quando è nato; mi parli della sua famiglia
"Il babbo si chiama Giovanni, una vita alla Montecatini, poi Montedison e infine Pansac, poi l’ho messo nel negozio avviato nel ‘79, Punto Vela, a Marina, inizialmente specializzato in accessori per le barche e per il tennis. C’è rimasto fino a una decina di anni fa quando la mamma si è ammalata".
Come è nata la passione per le barche?
"Fu nel ‘67, come le ho detto in estate abitavamo alla pensione; una mattina, ero sulla diga, vidi due amici, Paolo Strocchi e Stefano Grandi sfrecciare su un barchino. Al rientro chiesi alla mamma di iscrivermi al Circolo Velico. Lei era titubante, poi mi iscrisse; deve sapere che io in quell’estate ero in castigo, ero stato sospeso per 15 giorni allo Scientifico perché avevo dato fuoco al registro di classe. Proprio per questo sono conosciuto come ‘Piro’: fu l’amico Giorgio Franchi, detto ‘Paguro’, a darmi il soprannome di ‘Piromane’…"
La prima regata importante?
"Nel ‘68 con Pietro Calvelli, la Trieste-San Giovanni-Trieste: fu la realizzazione di un sogno e il trampolino di lancio per il mio futuro, tanto che di lì a poco, nel ‘69, ad appena 17 anni diventai il ragazzo di fiducia del cantiere Classis di Godo che aveva appena varato il Classis 26 progettato da Nanni Ceccarelli: tutta l’estate in mare, poi il ritorno a scuola e nel ‘70 il ritorno a Trieste e lì incontrai Cino Ricci che, avendomi visto all’opera, mi volle con sé e nel ‘71 cominciò un grande rapporto con lui che si è protratto per dieci anni".
E la scuola?
"Recuperai l’anno perso, mi diplomai e mi iscrissi anche all’università, scienze politiche, ma poi dovetti abbandonare perché avevo cominciato a lavorare…".
Nel senso?
"Grazie alle regate in Francia, a La Rochelle avevo conosciuto importanti personaggi del mondo delle barche e mi fu affidata la rappresentanza italiana di una società specializzata in vele e attrezzature per barche. Era il 1974: ecco poi perché quest’anno festeggio i 50 anni di lavoro! Nel ‘75, dopo la Fastnet, avviai anche il lavoro di broker, mediatore nella compravendita di barche usate, per conto di un milanese e aprii l’ufficio ItalVela in via Diaz a Ravenna".
Ad appena 22 anni lei era già immerso nel mondo della vela a livello internazionale!
"Proprio così e nonostante la giovanissima età tutti avevano fiducia in me. E in breve dalle barche usate passai a quelle nuove, vale a dire trovare l’architetto, il cantiere, farle costruire e trovare l’equipaggio per poi consegnare tutto a chi mi aveva dato l’incarico. Il primo a rivolgersi a me fu Roberto Trombini e gli consegnai ‘Ovo Sodo’, un nove metri con cui ha vinto tante gare".
Anche lei era spesso in mare…
"Direi sempre, per divertimento e lavoro: pensi che ho fatto costruire una ventina di barche da regata! All’avvio di questa attività cambiai nome alla società, da Ital Vela a Punto Vela e mi piace ricordare Antonella Rondinelli, la segretaria, devo a lei molti contratti perché all’epoca, a cavallo degli anni 80, ero quasi sempre all’estero, Usa, Svezia, Danimarca".
Lei ha avuto parte anche nella America’s cup del 1982, quella di Azzurra con Fiat e Luca di Montezemolo…
"Brutta pagina per me, tanto che ruppi con Cino Ricci, ci furono disaccordi sull’architetto che doveva progettare la barca, che poi fu Azzurra. Io partecipai agli allenamenti dell’equipaggio sulla barca lepre a Newport, l’Enterprise, poi abbandonai l’impresa. Azzurra fu un disastro! Fu allora, era il 1982, che decisi di tirare i remi in barca; mi dedicai al negozio di Marina e nel 1984 lo ristrutturai completamente investendo sull’abbigliamento. Ma non abbandonai certo le regate".
Lei ha conosciuto anche Raul Gardini…
"Nel 1974 a Porto Cervo. Pensi che nel 1979 si rivolse a me per cambiare l’albero al Moro di Venezia: lo feci costruire sul lago Michigan, era lungo 35 metri, arrivò via nave alla Docks Cereali a San Vitale, poi in chiatta a Rimini. Con Raul ho fatto molte regate, anche la drammatica Fastnet di quel 1979, lui col Moro io con il Vanina. E nel 1992 ero con lui a San Diego, a godermi lo spettacolo della Coppa America".