Era soprattutto il gioco il suo tarlo. Ludopatia insomma: la stessa che il 24 agosto scorso lo aveva spinto a minacciare e a picchiare i genitori per ottenere ancora una volta un po’ di danaro. In termini giuridici, maltrattamenti in famiglia, lesioni e tentata estorsione: contestazioni di fronte alle quali l’uomo - un ultra-cinquantenne ravennate difeso dall’avvocato Enrico Ferri - ieri mattina ha patteggiato due anni di reclusione con pena sospesa. Dopo qualche giorno in carcere e conseguente liberazione con applicazione del braccialetto, era tornato libero: e oggi segue un percorso di disintossicazione dal gioco compulsivo.
Ma per capire in che situazione si era venuto a trovare, basta dare un’occhiata al bigliettino, allegato agli atti, che aveva lasciato sul tavolo: "Ieri ho giocato alle slot e devo dare 550 euro alla sala giochi. Ho lasciato telefono e documenti macchina e patente, il 10 ti restituisco tutto". Anticamera di una reazione violenta che di lì aveva poco lo ha portato all’arresto.
Nell’udienza di convalida davanti al gip Janos Barlotti, l’uomo si era avvalso della facoltà di non rispondere. Il giudice lo avrebbe mandato ai domiciliari: ma, a causa della non disponibilità di un alloggio (naturalmente non poteva tornare a casa assieme ai genitori), lo aveva momentaneamente collocato in carcere. Gli agenti delle Volanti erano intervenuti su richiesta del padre trovando il figlio fuori di casa visibilmente scosso, con la camicia in brandelli e segni sulla faccia. L’anziano aveva subito spiegato ai poliziotti che il suo stato era dovuto a un litigio con il figlio perché lui non voleva assecondare l’ennesima richiesta di danaro per appianare un debito di gioco. Del resto richieste in tal senso andavano avanti a suo dire da anni. Da parte sua, il figlio stesso, intercettato mentre si stava allontanando in evidente stato di alterazione, aveva confermato la discussione con il padre per via di un debito contratto la notte precedente in una sala giochi del Cervese dalla quale era rientrato verso le 4. A quel punto - aveva spiegato il padre -, preso dalla rabbia per il rifiuto dei genitori di consegnargli altro danaro, li aveva minacciati con frasi di questo tenore: "Spaccio tutta la casa...ti distruggo la macchina". Poi aveva afferrato per il collo la mamma tentando di trascinarla verso il più vicino ufficio postale per prelevare. In passato c’erano già stati altri dissidi. Poi lui si era messo assieme a una ragazza e per una decina non era più tornato a casa. Ma quando lo aveva fatto, erano ricominciate le tensioni.