REDAZIONE RAVENNA

Picchia i genitori: finisce in manette. Per un debito in sala giochi a Cervia

Voleva che gli consegnassero con la forza 550 euro: ravennate portato in carcere dagli agenti

L’uomo è stato arrestato dalla polizia

L’uomo è stato arrestato dalla polizia

Il suo tarlo era soprattutto il gioco. Ludopatia il termine tecnico del demone che sabato mattina lo ha spinto a minacciare e a picchiare i genitori per ottenere ancora una volta una manciata di soldi. "Ieri ho giocato alle slot e devo dare 550 euro alla sala giochi – recitava il laconico bigliettino appoggiato sul tavolo –. Ho lasciato telefono e documenti macchina e patente, il 10 ti restituisco tutto". Anticamera di una reazione violenta che di lì ha poco lo ha portato all’arresto.

Martedì mattina davanti al gip Janos Barlotti, l’uomo - un ultracinquantenne ravennate difeso dall’avvocato Enrico Ferri - si è avvalso della facoltà di non rispondere. Dopo la convalida dell’arresto eseguito dalla polizia per maltrattamenti in famiglia, lesioni e tentata estorsione (pm Lucrezia Ciriello), il giudice lo avrebbe mandato ai domiciliari: ma, a causa della non disponibilità di un alloggio (naturalmente non può tornare a casa assieme ai genitori), per ora lo ha collocato in carcere. Nel frattempo verranno con ogni probabilità presi contatti con una comunità terapeutica che lo aiuti a uscire dalla dipendenza dal gioco.

Gli agenti delle Volanti erano intervenuti su richiesta del padre dell’uomo trovandolo fuori di casa visibilmente scosso, con la camicia in brandelli e segni sulla faccia. L’anziano aveva subito spiegato ai poliziotti che il suo stato era dovuto a un litigio con il figlio perché lui non voleva assecondare l’ennesimo richiesta di danaro per appianare un debito di gioco. Del resto richieste in tal senso andavano avanti a suo dire da anni.

Da parte sua, il figlio stesso, intercettato mentre si stava allontanando in evidente stato di alterazione, aveva confermato la discussione con il padre per via di un debito contratto la notte precedente in una sala giochi di Pinarella di Cervia dalla quale era rientrato verso le 4. A quel punto - aveva spiegato il padre -, preso dalla rabbia per il rifiuto dei genitori di consegnargli ancora danaro, li aveva minacciati con frasi di questo tenore: "Spaccio tutta la casa...ti distruggo la macchina". Poi aveva afferrato per il collo la mamma tentando di trascinarla verso il più vicino ufficio postale per prelevare. Entrambi i genitori avevano spiegato di avere già una ventina di anni prima denunciato quel figlio per maltrattamenti con conseguente allontanamento da casa per alcuni mesi. Poi lui si era messo assieme a una ragazza e per una decina di anni non era più tornato a casa dei suoi. Ma quando lo aveva fatto, erano cominciate anche le pretese economiche a causa dei debiti accumulati soprattutto per via del gioco d’azzardo. E in quel contesto - come indicherebbe alcune foto scattate dal padre - già nell’aprile scorso aveva picchiato la madre.

Andrea Colombari