
Uno scorcio della pialassa Baiona da via delle Valli (foto Corelli)
Ravenna, 15 novembre 2024 – Vecchie imbarcazioni, cavane, ricoveri di fortuna. Ma anche capanni. Strutture in molti casi fatiscenti, semisommerse. E tutte abusive, in un luogo dove l’unica sovrana indiscussa dovrebbe essere la natura - e che natura.
Non c’è dubbio che la pialassa Baiona sia uno dei gioielli del territorio, e negli ultimi anni il Comune sta lavorando per rimuovere tutte le strutture non autorizzate. “In particolare sul bordo settentrionale sono presenti vari punti di elevato degrado dovuto in particolar modo alla erezione senza titolo di manufatti provvisori di ricovero barche, spesso in stato di abbandono e semi crollati, natanti fatiscenti, resti di ogni genere e rifiuti abbandonati – si legge in un documento del Comune –. Spesso tali manufatti, realizzati da ignoti, sono stati eretti utilizzando cemento amianto che in più posizioni presenta evidenti segni di degrado”.
Si tratta della terza operazione di questo tipo intrapresa dal Comune a partire dal 2011, e si va avanti piano piano, compatibilmente coi fondi disponibili: rimuovere tutto è un lavoro enorme. “Abbiamo cercato in primis di creare una progettualità – dice Igor Gallonetto, assessore al Verde pubblico – e poi siamo andati a pescare anche nei fondi che avevamo a disposizione per le bonifiche delle aree, anche i vecchi fondi di compensazione ambientale di Eni. Da due anni abbiamo predisposto un progetto robusto e siamo partiti”.

In questi giorni si sta lavorando in via delle Valli. “Io credo che le zone naturali, le valli e le pinete, siano il nono monumento Unesco di Ravenna – prosegue Gallonetto –. In primis ci guida il recupero ambientale, ma c’è anche il turismo, che negli anni ha avuto un grandissimo successo in queste zone”.
Il Comune conta di portare avanti una bella fetta del lavoro nei prossimi due anni. E non è poco, anche perché il territorio è ampio, i costi alti e inoltre “è impossibile fare una cernita, anche con i droni non si riesce – aggiunge Gallonetto – perché alcune cose dall’alto le percepisci, altre no, le vedi solo se sei lì. Alcune strutture sono semi affondate, e quando il legno prende acqua va giù in un secondo. Le parti in acciaio e ferro pure, sono pesanti. E per giunta molte costruzioni sono datate, lì da moltissimi anni. Abbiamo provato a identificare eventuali proprietari o i responsabili, ma ci sono anche cose abbandonate da anni e anni, ed è impossibile risalire”.
Tra le strutture abusive ci sono anche i capanni che non sono stati messi in regola: “Negli anni scorsi abbiamo dato la possibilità a tutti di mettersi in regola. I capanni autorizzati sono un patrimonio – spiega Gallonetto –. Gli altri sono di fatto abusivi, e su questo non facciamo passi indietro: verranno abbattuti, nel rispetto della normativa e di coloro che hanno affrontato costi importanti per i lavori”.