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Ravenna, pesca di molluschi di frodo. Attrezzatura sequestrata

Ma per la difesa non era stata indicata la specie esatta e la posizione di pesca: "Togliete i sigilli". Il caso è finito in tribunale

Ravenna, molluschi di frodo. Attrezzatura sequestrata

Ravenna, 4 marzo 2020 - Non solo i 20 chili circa di pregiati molluschi pescati dalle acque della piallassa Baiona. Ma anche tutta l’attrezzatura presumibilmente usata per catturare quei bivalvi era finita sotto sequestro: ovvero – secondo il verbale della polizia provinciale e della guardia di finanza della sezione navale riminese – una barca di tre metri e mezzo, un motore fuoribordo, tre rastrelli da pesca, un serbatoio di benzina, otto cassette di plastica e un galleggiante nero. In totale tre persone erano state di conseguenza indagate a piede libero per pesca illegale: un 50enne e un 54enne di origine siciliana residenti a Lido Adriano; nonché un 30enne di origine albanese residente alle porte di Ravenna. Tutto frutto di un blitz datato 31 gennaio scorso e compiuto in maniera del tutto legittima secondo il pm Antonio Vincenzo Bartolozzi che il 3 febbraio, con apposito decreto, aveva poi convalidato il sequestro d’iniziativa delle forze dell’ordine.

E la questione della contestata pesca di frodo in piallassa, si è affacciata ieri mattina in tribunale in ragione dell’istanza di riesame presentata per conto del 50enne dall’avvocato Francesco Furnari (che nel procedimento penale tutela anche gli altri due indagati). In buona sostanza il pescatore siciliano ha chiesto l’annullamento del decreto di convalida con conseguente restituzione dei suoi attrezzi da pesca. Il tribunale in composizione collegiale (presidente Andrea Chibelli), si è riservato la decisione.

Secondo quanto sin qui delineato dalla procura, i tre indagati erano incappati in concorso nel reato di pesca illegale prelevando dalle acque della Baiona "molluschi eduli lamellibranchi" ovvero "specie di cui è vietata la cattura in qualunque stadio di crescita". E da parte loro gli inquirenti – prosegue la procura – avevano agito nel rispetto delle specifiche norme fissate dal codice di procedura penale. La difesa invece ha lamentato l’assenza di una idonea motivazione che giustificasse il sequestro. Tra le altre cose, è stata anche lamentata una presunta genericità del capo d’imputazione dato che non sarebbero stati indicati né il punto preciso di prelievo dalla Baiona né l’esatta specie di molluschi ricondotti ai tre. Su questo fronte, il legale ha rilevato come, da ricerca su Wikipedia, alla voce ‘bivalvia’ venga indicata l’esistenza di 13mila specie generalmente marine. A questo punto la parola passa al tribunale.

In ogni modo il caso dà conto di quanto l’attenzione degli inquirenti sia alta in merito ai controlli in piallassa e nelle aree limitrofe. Basti ricordare il sequestro messo in atto a cavallo tra 22 e 23 gennaio scorso di circa 300 chili di vongole pescate abusivamente. In particolare quella notte una unità della sezione operativa navale della guardia di Finanza di Marina di Ravenna, aveva intercettato un natante nel Candiano con 12 ceste contenenti i molluschi in questione. Alla vista dei militari, tutti gli occupanti avevano già abbandonato l’imbarcazione per fuggire via terra sfruttando l’oscurità. Le vongole erano state immediatamente sequestrate così come l’imbarcazione su cui erano state caricate: si trattava di un natante lungo circa tre metri e dotato di un motore fuoribordo privo di segni identificativi, di una motopompa e di tutta l’attrezzatura per la pesca illecita.

a. col.