
"Pensione di invalidità ridotta, poi mia madre è deceduta"
Una storia che lascia amarezza e dolore è quella vissuta dal 42enne Daniele Pompignoli e, soprattutto, da sua madre, Graziella Bandini, residente a Villanova di Bagnacavallo fino alla scomparsa, avvenuta il 3 gennaio. Graziella, classe 1957, ex barista ed ex collaboratrice di una impresa di pulizie, percepiva la pensione di invalidità. Nel 2010 le avevano diagnosticato la bronchite cronica ostruttiva (Bpco), patologia che era peggiorata facendole raggiungere lo stadio 3 sui 4 di gravità previsti e che, nel 2017, aveva giustificato per l’Inps, l’invalidità al 100%. Nell’ultima delle revisioni periodiche effettuate a maggio 2023, la commissione medica che l’ha visitata, ha ridotto quella percentuale al 75%, e ha ridimensionato l’importo della pensione, chiedendole la restituzione di una parte dell’indennità già corrisposta. Poi il peggioramento, il ricovero e infine il decesso avvenuto per un’infezione alle vie respiratorie aggravata dalla debilitazione.
Il figlio Daniele ha deciso di scrivere una lettera ai medici della commissione. "L’unica cosa che spero di ottenere con queste parole – spiega – è auspicare che voi medici possiate farvi un esame interiore e, in futuro, ritrovare una maggiore serenità e umanità nei confronti di chi si troverà di fronte a voi, come peraltro credo sia giusto aspettarsi da un medico. Mia madre aveva una grandissima forza d’animo e non si è mai abbattuta in questi anni. Non dico che quanto è successo ne abbia causato il decesso. Sono sicuro però che una mano l’abbia data". Daniele ricorda le parole che Graziella utilizzò per descrivere il suo stato d’animo all’indomani della visita. "La sera stessa – scrive Daniele ai medici – mi disse di essersi sentita umiliata e che qualcuno della commissione le avrebbe detto che “stava benissimo“, quasi a voler dire che fingesse nelle sue difficoltà. Mia mamma quel giorno per venire presso di voi fece uno sforzo non indifferente. A causa della sua malattia respiratoria, da diversi mesi non usciva più di casa a causa dello sforzo da sostenere per muoversi, e quando vi riferì delle sue difficoltà respiratorie l’avete trattata in quel modo. Io capisco che forse possa essere frustrante sentirsi più un impiegato che un medico, ma vorrei che vi ricordaste che di fronte a voi non ci sono dei codici a barre, ma degli esseri umani, con mille difficoltà alle spalle, con una vita carica di sacrifici, che a fatica arrivano alla fine del mese".
Il verdetto espresso a maggio dalla commissione aveva gettato Graziella nello sconforto: "Mia mamma aveva smesso di mangiare, presa sia dalla depressione della malattia alimentata dall’essersi sentita denigrata alla visita – una delle conseguenze della Bpco è proprio la depressione – sia dall’ansia di dover restituire 1.900 euro e di vedersi revocata la pensione di invalidità che era il suo unico modo per sostenersi. Io non ho nulla contro di voi dottori ho anzi il massimo rispetto, ma sono infinitamente amareggiato dal vostro atteggiamento come medici, e non potrò mai dimenticare come vidi mia mamma, con in mano le carte della vostra visita. Non potrò mai dimenticare la sua disperazione, la sua paura, il suo sentirsi sola, dimenticata, ferita". Graziella aveva intenzione di fare ricorso contro quell’ultima valutazione e aveva delegato il figlio a procedere con l’accesso agli atti. "Non potrò andare avanti con la pratica – conclude Daniele –. Ma ho scritto questa lettera che invierò ai medici della commissione. Aspetto soltanto di essere più sereno".
Monia Savioli