Il Parco Marittimo? Un cantiere lungo cinque chilometri, tanti quanto Marina dista da Punta, tratti in cui i lavori sono avanzati, altri in cui sono accennati, ma anche dune spianate, pini tagliati e la messa a nudo di una pineta demaniale (compresi anche alberi caducifoglie) in uno stato di degrado naturale inquietante, piante secche, cadenti e cadute, rifiuti, chilometri di rete metallica di recinzione abbattuta, arrotolata. Un cantiere che sospenderà i lavori fra poche settimane in coincidenza con la stagione balneare. Un cantiere a due velocità, perché nel tratto da Marina a Rivaverde è a oltre metà dell’opera, mentre da Rivaverde a Punta Marina i lavori sono a tratti appena accennati. D’altronde un gigantesco lavoro del genere, una vera e propria rivoluzione sul tratto di costa, non può esaurirsi che in tempi molto lunghi: dopo il blocco estivo il cantiere riaprirà in autunno e proseguirà nel 2024.
La testa del Parco Marittimo è a Marina, disegnata alle spalle del ‘Caleta’, a due passi dalla gloriosa motosilurante 472 (che pochi giorni dopo l’8 settembre ’43 prese parte all’azione di liberazione dell’isola di Capri e di messa in salvo del filosofo Benedetto Croce), donata a Ravenna nel ’77 e che sempre più mostra i segni del tempo e della carenza di ripassi di vernice. Ma qui ci sono solo tracce in gesso bianco mentre è a una quarantina di metri, dal bagno Luana, che il futuro Parco acquisisce fisionomia. I mezzi semoventi hanno già steso il massetto in conglomerato arancione della lunga pista ciclo pedonale che si snoda fra il retro dei bagni e la pineta e che da Marina porterà, a cose fatte, a Punta. Una pista che per tutta la sua lunghezza sarà illuminata: pali e lampade a led sono quasi ovunque a dimora. Ma non tutti sono ancorati: d’altronde il manto della pista è steso, a oggi, solo per due chilometri e mezzo, più o meno fino al camping Rivaverde, e mancano ovunque i tratti di passerella in legno lievemente sopraelevata.
Passerella che sarà stesa nei tratti ondulati, quelli che interessano le dune che si innalzano a fianco e dietro agli stabilimenti balneari. Le assi saranno ancorate ai pali in legno conficcati nel terreno sabbioso in tre file e così la passerella risulterà rialzata per non ostacolare l’azione del vento e per facilitare la crescita delle graminacee. Ma occorrerà tempo per l’installazione. Per rendere meno ripide le ascese pedonali e ciclabili su queste dune, che nel retro dei bagni chiudevano a golfo i parcheggi interni e non permettevano alcun passaggio, è intervenuta la ruspa che le ha da una parte abbassate e livellate e dall’altra alzate come diga a protezione della pineta. Insomma, un’alterazione ambientale di rilievo.
Negli ultimi giorni fra gli allarmi lanciati c’è anche quello dello stato degli stradelli: da Marina a Rivaverde buona parte è già con la pavimentazione consolidata che dovrà reggere il peso degli autocarri per i rifornimenti ai bagni e tutti hanno già i lampioni ancorati e i tecnici lavorano per i collegamenti elettrici. Ma il massetto è tale che dal momento in cui viene steso, per diversi giorni non può essere sormontato (tanto che gli accessi interessati sono presidiati dalle auto dei vigilantes), e questo ovviamente rende difficoltosi i rifornimenti. Da Rivaverde a sud il panorama muta, il cantiere è molto rallentato: gli stradelli hanno ancora il fondo con lo stabilizzato chiaro, mentre gran parte dei pali dei lampioni non sono ancorati, anzi in alcuni punti ancora mancano. A tratti poi la pista ciclo pedonale interna appare solo tracciata sulle dune. O anche all’interno della pineta, come nei sessanta metri dietro allo stabilimento termale, dato che lo spazio fra il retro del fabbricato e gli alberi è asfaltato da anni. Anche dietro al Circolo velico la pista compare a mala pena, mentre addirittura non è tracciata dietro alla costruzione che negli anni 60 era la stazione di pompaggio dell’oleodotto proveniente dall’isola di acciaio e che ora è zona militare. In alcuni tratti spiccano i ceppi dei pini tagliati. Sui cinque chilometri di parco sono qualche decina e a vedere il taglio non sembra proprio fossero pini secchi. Che invece sono numerosi, inclinati, caduti, cadenti, anche lungo gli stradelli di accesso ai bagni. Uno scenario, ampliato anche dallo stato degradato del bosco e del sottobosco, che stride con l’immagine di cartolina patinata che si vorrebbe dare al Parco Marittimo e comunque, e a maggior ragione, va ad incidere sulla sicurezza dei passanti che, con la totale pedonalizzazione della pineta, saranno sempre numerosi.
A Punta Marina l’approdo del cantiere è al bagno Tiziano, dove la pista è appena tracciata. E val la pena evidenziare che a pochi passi ci sono due bunker residuati bellici. Forse il ‘Parco Marittimo’ avrebbe potuto ricomprenderli, ma uno è racchiuso nell’area della stazione dei carabinieri forestali, l’altro in una concessione privata e quindi sono praticamente estranei al ‘percorso storico dei bunker’ di cui tanto si è parlato qualche tempo fa. Occorrerà attendere probabilmente la fine del 2024 per vedere ben delineato il volto finale del Parco Marittimo, con gli interventi di piantumazione lungo la ciclabile, con il riassetto (a passerella in legno) dei tanti piccoli sentieri pedonali, con l’auspicabile intervento contro il degrado della pineta demaniale, con il ripristino di una decente recinzione, il riallestimento delle colonie feline presenti in pineta e che stavano per essere distrutte, e magari l’invito ai privati, attività comprese, a eliminare ruderi e a mantenere maggior decoro.
Carlo Raggi