Diventare sempre più un punto di riferimento a livello regionale e non solo per gli interventi di chirurgia endoscopia dell’orecchio e della base cranica laterale. Questo è l’obiettivo del reparto di Otorinolaringoiatria dell’ospedale di Ravenna diretto, dall’1 febbraio, dal primario Ignacio Javier Fernandez. Reparto che, oltre a coprire tutte le aree dell’otorinolaringoiatria e a prevedere la chirurgia endocrina al collo (tiroidi e paratiroidi) e delle vie lacrimali, ha di recente aggiunto anche la chirurgia ricostruttiva post-oncologica, in collaborazione con i chirurghi plastici, e la chirurgia di rianimazione del nervo ottico.
Dottor Fernandez, partendo dalla chirurgia endoscopica, può spiegare perché si tratta di una tecnica innovativa?
"È una tecnica mininvasiva che offre notevoli vantaggi diminuendo il rischio di complicanze, il dolore e la degenza post operatoria. A livello mondiale si è diffusa solo a partire dal 2008-2010 ma c’è già un’importante base scientifica. Io ho avuto la fortuna di lavorare con il prof Livio Presutti al Sant’Orsola di Bologna, uno dei centri pionieri a livello internazionale".
Quale tipo di malattie è possibile curare con questo tipo di interventi?
"Prima di tutto il colesteatoma, una forma di otite media cronica caratterizzata dalla formazione di cisti nella cavità dell’orecchio. In generale possiamo occuparci di tante patologie dell’orecchio medio che hanno una frequente incidenza sulla popolazione, prima trattate con tecniche classiche, come la riparazione della membrana timpanica e l’otosclerosi che provoca calo dell’udito".
Di recente avete introdotto anche la chirurgia ricostruttiva post-oncologica…
"È importante per trattare i tumori più invasivi che altrimenti non potrebbero essere trattati se non si riuscisse a garantire la ricostruzione di parti fondamentali dell’orecchio o del naso. Questa è una novità importante per Ravenna perché vuol dire non fare trasferire i pazienti in altri centri della regione".
C’è poi la chirurgia di rianimazione del nervo facciale...
"Ci occupiamo delle paralisi del nervo facciale, non così rare come si potrebbe pensare, intervenendo per ridare mobilità e simmetria al volto. Possono capitare a tutte le età dopo patologie e interventi vari, e spesso la causa più frequente ha un recupero incompleto, il che significa che molti pazienti vengono poi lasciati a loro stessi, con il classico “Non c’è più niente da fare”. In genere vengono valutate in pronto soccorso o dai colleghi neurologi con cui abbiamo avviato una collaborazione, così come con fisiatri e logopedisti".
Si sente spesso parlare di carenza di personale in ospedale. Com’è la situazione del vostro reparto?
"Siamo in dieci ma solo sulla carta perché abbiamo medici in gravidanza, senza sostituzioni. Il numero è adeguato alla realtà ma se vogliamo aumentare l’attività e risolvere il cronico problema delle liste d’attesa, servirebbe più personale".
Lei, che insegna anche all’università, cosa pensa della formazione e delle ipotesi di riforma?
"Sono contrario all’abolizione del numero chiuso. La verità è che c’è una carenza di specialisti in settori ritenuti poco attrattivi per condizioni di lavoro e fattori economici, come il pronto soccorso. Alcune borse di studio specialistiche non vengono assegnate per mancanza di candidati e molti giovani completano la loro formazione specialistica all’estero e poi non tornano".
Roberta Bezzi