SARA SERVADEI
Cronaca

Operata a 106 anni a Ravenna, fratturata al femore: “Ora cammina di nuovo”

Il nipote: “Una donna forte, si alzava e si vestiva ancora da sola”. I medici che l’hanno operata hanno oltre 70 anni in meno di lei

Ravenna, 7 novembre 2024 – Operata con l’inserimento di una protesi al femore a quasi 106 anni, visto che li compirà a dicembre. Argia Bonzi, di Fornace Zarattini, oggi verrà dimessa: l’operazione è andata bene e lei è tornata a camminare dopo la frattura. Farà riabilitazione per un mese in una struttura, ma già ora avanza col deambulatore nella stanza dell’ospedale in cui è rimasta ricoverata per qualche giorno.

Operata a 106 anni al femore: ora cammina di nuovo
Operata a 106 anni al femore: ora cammina di nuovo

“Abbiamo un protocollo che si chiama ’fast femore’ – dice Alberto Belluati, primario dell’unità operativa di Ortopedia – per cui, se possibile, dal Pronto soccorso ortopedico portiamo i pazienti direttamente in sala operatoria. L’obiettivo del ministero della Salute è operare entro 48 ore dal trauma, quando è possibile. Meno il paziente sta a letto e meglio è, poi tutto dipende anche dal giudizio dell’anestesista, dai farmaci che eventualmente la persona assume”. La protesi è stata inserita con una tecnologia mininvasiva: “È un intervento di routine, ne facciamo 300 all’anno – prosegue Belluati –. Non l’ho operata io personalmente, ma la mia équipe, dove ci sono tanti giovani. Il chirurgo ha 70 anni in meno della paziente, l’anestesista 75. Considerati vari parametri, è stata fatta l’anestesia totale e dopo l’intervento la paziente è rimasta per qualche ora in osservazione in sala operatoria per verificare che fosse tutto a posto. Si è ripresa benissimo e quindi è stata poi rimandata in reparto. Ora, a sei giorni dall’intervento, viene dimessa per andare in una struttura a fare riabilitazione”.

Argia Bonzi prima della frattura viveva a casa propria. E camminava ancora, nonostante gli anni. In questi giorni di ricovero si è dimostrata molto collaborativa nei confronti degli operatori del Santa Maria delle Croci. “Quando è arrivata era comunque un po’ disorientata, come è normale alla sua età – aggiunge Belluati –. Ora la dimettiamo, le persone anziane meno stanno in ospedale e meglio è: il problema poi diventa anche sociale”.

Compirà 106 anni il 28 dicembre prossimo Argia Bonzi, la donna di Fornace Zarattini operata al femore nei giorni scorsi. Se lo era rotto e i medici del reparto di Ortopedia del Santa Maria delle Croci le hanno messo una protesi: «La case manager del reparto ha detto che in tanti anni di lavoro non aveva mai avuto a che fare con una paziente così anziana», dice il nipote, Flavio Subini. Subini, mi parli di sua nonna.

È ancora in forma?

"Sì. Prima viveva a casa sua. Non era del tutto indipendente: mio zio abita al piano superiore e per quasi tutta la giornata mia mamma stava con lei. Quando arrivava là, però, lei si era già vestita da sola. Se la senti parlare lei ti dice: ’Quello che posso fare lo faccio’, ma alla fin fine da sola fa poco. Però prima della frattura era autonoma, col bastone girava tranquillamente per casa, a piccoli passi”.

Andava anche all’esterno?

"Lei lo farebbe anche, almeno nel cortile. Noi però cercavamo di limitarlo perché ci sono diversi alberi da frutto e la frutta non le fa bene. In compenso andava su e giù per casa. Fino a poco tempo fa leggeva anche il giornale, ultimamente però era diventata un po’ assente".

L’età inizia a farsi sentire...

"Sì. A contatto con le persone esterne alla famiglia è molto vispa e brillante. Con noi invece è più burbera. Confonde mio zio, suo figlio, per suo marito. E chiama per nome mia mamma, che è la persona che più l’assiste, ma non sa più che è sua figlia. Non riconosce più bene le persone attorno a lei. Fino a un po’ di tempo fa sapeva chi ero, anche se non mi chiamava mai per nome. Mi salutava dicendo: ’Uè, il meccanico!’, ora non più. A vederla, però, è ancora molto vispa. In fondo c’è chi perde la memoria molto prima".

Cosa faceva quando era più giovane?

"Lavorava la terra. È originaria delle colline da Ravaldino in Monte, nel Forlivese. Negli anni ‘50 è emigrata qui in pianura col marito e i figli per cercare lavoro. Mi raccontava che inizialmente, dopo essere venuta qui, tutte le mattine si radunava insieme ad altri braccianti e partivano in bicicletta per andare a lavorare dove c’era bisogno, arrivando anche fino a Lido Adriano. Ha lavorato anche nelle risaie".

Veniamo all’incidente. Come è successo?

"Mio zio una mattina l’ha trovata per terra ai piedi del letto. Lei è scesa e sicuramente ha perso l’equilibrio. E pensare che è caduta molte altre volte, senza farsi male. All’inizio l’abbiamo tenuta a casa con gli antidolorifici, non si era mai fatta male e pensavamo che avesse male solo per la botta. Poi, quando abbiamo visto che non passava, abbiamo chiamato l’ambulanza. Lei non voleva neanche salire, in ospedale non ci era quasi mai stata”.

E poi è stata operata

"Il primario mi ha telefonato e mi ha detto che l’operazione era riuscita al 100% e che il fisico ha retto bene. Hanno dovuto fare l’anestesia totale e mettere una protesi”.

Temevate che l’operazione potesse andare male?

"I medici mettono sempre le mani avanti, ci avevano detto che avrebbe potuto avere un ictus o un infarto. Per fortuna non soffre di particolari patologie. Dopo l’anestesia era un po’ intontita, ma già da domenica scorsa era la stessa di sempre». Ora la dimettono. Qual è il percorso? «Dovrà fare un mese di riabilitazione nella struttura. L’equilibrio è quello che è stando a letto, però è una donna forte”.