È iniziata ieri, ma è stata subito rinviata per un difetto di notifica a uno degli imputati, l’udienza preliminare del processo che vede coinvolti tre imputati, di cui due accusati di cooperazione colposa in omicidio colposo per la morte di Dimitru Corcodel, un operaio rumeno di 41 anni. L’incidente avvenne il 22 aprile 2022 sull’autostrada A14dir, nei pressi dell’area di servizio Sant’Eufemia, all’altezza dell’abitato di Russi. L’uomo stava lavorando su un cantiere mobile in corsia nord quando fu travolto da un’automobile.
Imputati sono l’automobilista trentasettenne, difeso dall’avvocato Massimo Pleiadi e intenzionato a patteggiare; una società di gestione dei servizi ambientali di Bagnacavallo, per la quale lavorava la vittima, difesa dall’avvocato Ermanno Cicognani; e un cinquantottenne, responsabile della sicurezza e della direzione di produzione per conto dell’impresa, tutelato dall’avvocato Giorgio Guerra. Secondo le indagini condotte dalla Medicina del lavoro dell’Usl, quel giorno l’operaio stava lavorando, insieme a due colleghi, alla manutenzione del manto stradale utilizzando asfalto freddo per chiudere delle buche. Mentre si trovava sulla carreggiata, fu investito da una Mitsubishi condotta dal trentasettenne, il quale, secondo la procura, si accorse troppo tardi del rallentamento della vettura che lo precedeva, una Volkswagen Polo, dovuto alla presenza del cantiere e di uomini in strada. Tentando di evitare il tamponamento, l’automobilista effettuò una manovra di sorpasso a destra, perdendo il controllo e urtando l’operaio che si trovava vicino alla linea di mezzeria.
La responsabilità degli altri due imputati deriva dalla mancata osservanza delle norme di sicurezza sul lavoro. Il dirigente responsabile del cantiere e della sicurezza è accusato di non aver fatto rispettare le normative aziendali, omettendo di dotare il cantiere della segnaletica necessaria e delle misure di protezione collettiva, come la chiusura al traffico della corsia di intervento.
Secondo gli operai superstiti, le procedure prevedevano che uno dei due si posizionasse a 250 metri dal cantiere, l’altro a 100 metri, con delle bandierine per segnalare il pericolo, mentre il terzo eseguiva i lavori di riparazione. Tuttavia, quando l’auto piombò su di loro, i tre operai erano vicini in quanto il lavoro di rattoppo si avviava a essere concluso. Ma, soprattutto, quel giorno, secondo l’accusa, mancava la corretta segnalazione del cantiere, la chiusura dello stesso e un mezzo che impedisse il passaggio delle auto. Le indagini hanno inoltre evidenziato che il cantiere era sottodimensionato in termini di personale e che l’impresa esecutrice – che deve rispondere di un illecito amministrativo – avrebbe ridotto i costi operativi utilizzando meno lavoratori e strumenti non adeguati, come l’asfalto freddo, per ottenere un risparmio economico a scapito della sicurezza. L’incidente si verificò in un periodo in cui la manodopera era ridotta a causa della Pasqua ortodossa, con conseguente carenza di personale.
Lorenzo Priviato