Prima la paura, poi, nel cuore della notte, il terrore: è stato da quando a metà serata in tv sono comparsi i filmati delle inondazioni nella vicina Toscana che nella Romagna Faentina l’allerta diramata dai Comuni con i post su facebook si è trasformata improvvisamente nella concreta percezione di un rischio imminente per tutti. E così nelle memorie è rivissuta la drammatica situazione del 2 e del 16 maggio scorso. E’ bastato scorrere le varie chat istituzionali per accorgersi del livello di paura e della sua trasformazione in terrore. Ben presto poi gli abitanti di Casola Valsenio e di Riolo Terme hanno potuto constatare di persona quanto il rischio fosse già trasformato in realtà con i numerosi allagamenti che il Senio, man mano che si alzava il livello dell’acqua, andava provocando. A Riolo Terme l’allerta è stata accompagnata dal consiglio di mettere in sicurezza le auto. Mi racconta una commercialista ravennate che si trova a Riolo per le cure termali: "Dall’albergo, che sorge proprio qui sulla riva del Senio e che a maggio ebbe il garage allagato, ci è stato detto di spostare le vetture. Le abbiamo parcheggiate nell’area dall’altra parte della Riolese e intanto il livello del fiume aumentava a vista d’occhio…". Tanto che poi nel corso della notte tutta l’area confinante con il parcheggio, compreso il Parco fluviale, è stata inondata e gli edifici hanno avuto garage e camere invase dall’acqua. Analoga apprensione a Biancanigo e a Castel Bolognese dove la disastrosa alluvione di maggio mostra ancora molte ferite. Oltretutto il sottopasso ferroviario della provinciale Borello e di via Canale erano stati chiusi perché allagati. Ce n’era abbastanza anche a Castel Bolognese per cercare di mettere al sicuro il più possibile le vetture e, nella zona verso Biancanigo, c’è stato chi ha utilizzato i sacchi di sabbia residui di sei mesi fa per erigere nuove barricate. Analoga paura a Faenza, soprattutto nel quartiere Bertoni. Intanto la macchina della Protezione civile, dei vigili del fuoco e dei tecnici e operai comunali e provinciali verso le 23 era già pienamente operativa. A quell’ora squadre di supporto dei vigili del fuoco con i sommozzatori erano confluite da altri comandi della regione su Riolo Terme e Casola, in rinforzo alle unità operative locali.
Le notizie che rimbalzavano dall’alto versante del Senio, ovvero da Palazzuolo, si andavano nel frattempo facendo sempre più drammatiche compreso il fatto che squadre di vigili del fuoco in arrivo da Borgo San Lorenzo erano in difficoltà a scendere dal passo della Colla verso il paese per via delle frane. Una grossa mano a razionalizzare la scala dei rischi è venuta a cominciare dalla mezzanotte e fondamentale è stata la diffusione delle notizie relative ai rilevamenti dei picchi di piena nei fiumi estratti dal sito regionale dei livelli idrometrici. In primo luogo è apparso chiaro che la ‘bomba d’acqua’ che dal pomeriggio stava colpendo l’Appennino Tosco-Romagnolo aveva un raggio d’azione fortunatamente limitato a due soli bacini idrografici, ovvero quello del Senio (che nasce alle spalle di Palazzuolo) e quello del Santerno. Calma piatta invece per i bacini degli altri fiumi del Faentino, ovvero Marzeno, Lamone e Montone. Il livello è sempre rimasto basso (colore verde) per tutta la notte. Tanto che ieri mattina il Marzeno in via San Martino appariva poco più che un fiumiciattolo, sia pure torbido (il livello, alle 24, era di 0,37 metri e la massima è stata di 0,78 metri alle 9,15. Il livello di allarme è a 5 metri): sulla superficie però apparivano anche quintali di legname, fra rami e piccoli tronchi (un tratto comune anche al Senio, lo vedremo), portati a valle durante la notte.
E pure il livello del Lamone nel tratto cittadino, sottoposto a lavori di rimodellamento e rinforzi veramente cospicui, in mattinata appariva ampiamente contenuto all’interno del primo alveo, quello di magra. Basti annotare che la massima si è registrata alle 6 con 2,24 quando il primo allarme giallo è a tre metri e mezzo e quello rosso a sei. Diverso e anche istruttivo il discorso per il Senio su cui, nella notte, si sono concentrati i monitoraggi e la sorveglianza e che è stato l’unico fiume della provincia a superare la linea rossa: a Tebano, alla chiusa della Steccaia, sorvegliata speciale in loco per via delle ridotte capacità dell’argine (a questo proposito in serata erano stati rimossi tutti i mezzi operativi impegnati nei ritardatissimi lavori sugli argini appunto da Tebano al ponte del Castello) la prima piena è arrivata alle 20.30 con 2,72 metri, poi, in un’ora, rapida discesa a 0,51 per poi risalire a partire dalle 22 e raggiungere la massima piena alle 3,30 con ben 6,21 metri (la linea rossa è fisata a 5 metri e mezzo).
"Se fosse piovuto ancora nel cuore della notte sarebbe stata superata la piena di maggio! E sarebbe stato un disastro", dice un agricoltore della zona. Dopo la piena in appena sei ore il livello è precipitato a 1,48 metri. Le velocità della decrescita è indubbiamente dovuta alla pulizia del fiume, oltre che alle condizioni favorevoli del mare. La piena di ieri notte ha evidenziato che il fiume più a rischio del Faentino è proprio il Senio dove, come si diceva, molti e importanti lavori sono iniziati tardi e ora sono bloccati dalla melma e che comunque ha argini troppo bassi in rapporto a quanto sta accadendo. A fianco della Riolese, a Cuffiano, dove la strada provinciale a maggio fu erosa e ora palancole in ferro e diga di massi (ma i lavori non sono ultimati) hanno rimediato, per ora, al problema, la sponda di destra del fiume è ancora zeppa di mucchi di alberi tagliati. Gran parte di questo legname, giacente anche in altri punti lungo il corso, è stata trascinata a valle dalla piena e si è arrestato contro i piloni dei ponti da Cotignola in giù.