Raro ma non impossibile che due moto si scontrino in un incidente dall’esito mortale. E’ quanto avvenne il 14 luglio 2018 sull’Adriatica nei pressi di Alfonsine. A perdere la vita verso le 11 era stato il 78enne Mario Ulazzi, originario di Predappio ma residente in zona. Secondo quanto rilevato dagli agenti della Polstrada faentina, tutto era nato da una inversione a U della vittima che era alla guida di un ciclomotore, un Mbk ‘Flipper’ 50. In quel momento il 78enne era stato centrato da una moto in fase di sorpasso (una Honda Crx 1000) guidata da un 50enne di Voltana. Dinamica chiara per le assicurazioni coinvolte che avevano integralmente risarcito il 50enne. Non così secondo la procura per la quale in buona sostanza il centauro aveva violato le norme stradali che impongono prudenza anche per evitare comportamenti sbagliati altrui: uguale a richiesta di condanna a un anno di reclusione per omicidio stradale con revoca della patente.
Al termine del processo, il giudice Andrea Chibelli ieri ha però assolto l’imputato “perché il fatto non costituisce reato”, fissando in 90 giorni il termine per il deposito delle motivazioni della sentenza. L’incidente si era verificato al chilometro 6,300 nel tratto della cosiddetta Variante, della lunghezza di 8,5 km, che separa la rotonda a sud di Alfonsine da quella di Taglio Corelli. L’urto era stato talmente violento da spezzare in due il ciclomotore. Ma anche per il 50enne le conseguenze erano state pesanti: l’uomo – come riferito in aula dal suo legale, l’avvocato Giacomo Garcea – “ha perso il lavoro perché per un anno è stato in ospedale”. Per la procura la sua colpa era stata quella di avere violato l’articolo 141 del Codice della strada, che impone in sintesi che ogni guidatore abbia sempre il controllo del proprio mezzo regolando la velocità a seconda non solo dei limiti ma anche delle circostanze e degli altri utenti della strada. In particolare il viceprocuratore onorario Claudia Lapazi nella requisitoria ha citato alcune sentenze della Cassazione al riguardo: ovvero si è responsabili anche per l’imprudenza altrui qualora rientri in comportamenti prevedibili, come in questo caso. Non così secondo la difesa per la quale il centauro non aveva violato alcuna regola di buon comportamento stradale. A partire dalla velocità: i 70 orari in un tratto in cui il limite è dei 90 e nel quale la visibilità è ampia (50 metri prima e dopo il punto di impatto). Secondo il legale, dalle ricostruzioni della Polstrada è emerso che il ciclomotore si trovava sul margine destro della carreggiata e che aveva iniziato la svolta a U proprio mentre la Honda lo stava sorpassando: un evento imprevedibile insomma, tanto più che il prefetto aveva annullato la sanzione relativa alla contestata violazione dell’articolo 141 del Codice della strada.
Andrea Colombari