
Omicidio di Ilenia Fabbri, pena definitiva. La Cassazione conferma gli ergastoli
Ricorsi delle difese rigettati, confermati gli ergastoli e pena che diventa definitiva dopo tre gradi di giudizio. La Corte di Cassazione ha messo la parola fine. Il 56enne reggiano Pierluigi Barbieri fu l’esecutore materiale, il 57enne meccanico Claudio Nanni fu il mandante dell’omicidio della moglie Ilenia Fabbri, la 46enne – che lavorava a Imola – sgozzata con un coltello il 6 febbraio del 2021 nel suo appartamento di via Corbara a Faenza. L’ultimo atto di un caso che si è chiuso definitivamente in tre anni è andato in scena ieri, a Roma. Barbieri, soprannominato lo Zingaro o la Furia, si trova in carcere a Ferrara, Nanni a Ravenna. I ricorsi delle difese erano stati presentati per motivi diversi e in un certo senso contrapposti. I legali di Barbieri – avvocati Simone Balzani e Marco Gramiacci – avevano nel mirino la mancata concessione della perizia psichiatrica, allorché l’uomo, sebbene al momento del delitto eccitato dalla cocaina, fu ritenuto "pienamente capace di intendere e di volere", quindi scevro da vizi di mente e deficit neurologici. Inoltre puntavano alla revisione del giudizio di appello sulle attenuanti, ritenute non prevalenti rispetto alle aggravanti. Formula tecnica che, se ribaltata, avrebbe trasformato l’ergastolo in una penna di 20 anni. La difesa di Nanni, con l’avvocato Francesco Furnari, aveva invece chiesto la nullità del verbale, per difetti di procedura, in cui Barbieri aveva ammesso tutto e di essere stato assoldato proprio dal marito, di fatto incastrandolo. E, a cascata, di tutti i successivi atti di indagine. Al contrario, il quadro accusatorio emerso dalle indagini della questura di Ravenna, coordinate dal Pm Angela Scorza, si è rivelato granitico e ha restituito quanto accaduto in ogni dettaglio.
Ilenia Fabbri era stata ammazzata attorno alle 6 di quella fredda mattina di febbraio non appena la figlia Arianna, che viveva con lei a settimane alterne dopo la separazione, era uscita di casa con il padre per andare a ritirare un’auto a Lecco. Secondo le indagini della polizia – squadra Mobile di Ravenna, Sco di Roma e Commissariato di Faenza – si trattava solo di un alibi costruito ad arte da Nanni per consentire al Barbieri di avere campo libero. In realtà quella notte l’allora fidanzata di Arianna – una coetanea imolese – era rimasta a dormire nell’abitazione dopo avere festeggiato l’anniversario, potendo così subito lanciare l’allarme. La donna, sorpresa verso le 6 in camera da letto nel dormiveglia, fu scaraventata giù per le scale e percossa in testa con il manico di una mazzetta da carpentiere. Il suo aguzzino – dopo avere provato con quello stesso manico impugnato a due mani a strangolarla da dietro facendo leva con le ginocchia puntate sulla schiena –, aveva infine deciso di accelerare l’azione. I vicini preoccupati dal rumore si erano attaccati al campanello, il telefono suonava per le chiamate della figlia Arianna, allertata dall’allora fidanzata rimasta inaspettatamente a dormire in quella casa: e allora Barbieri, sotto stress, dal lavello aveva afferrato un coltello da cucina in ceramica, col quale aveva poi sgozzato Ilenia. Dopo l’arresto, nel corso di due dettagliate confessioni confermate anche in tribunale, Barbieri aveva precisato che c’erano stati in precedenza altri due tentativi di uccidere la donna; che lei sarebbe dovuta sparire in una buca scavata vicino a casa dall’ex marito, e ritrovata dagli agenti su indicazione del marito; e che a lui erano stati promessi, ma mai consegnati, 20 mila euro più un’auto usata. Nanni ha invece sempre negato l’omicidio precisando di avere dato 2.000 euro a Barbieri, copia delle chiavi dell’abitazione e istruzioni su come muoversi là dentro ma solo per spaventare la ex e indurla così a smettere con le sue pretese.
Il movente dell’omicidio fu dunque squisitamente economico: in cambio di 20mila euro e un’auto usata di pari valore, bloccare a ogni costo le pretese della defunta la quale, dopo avere ottenuto dal tribunale di Ravenna l’assegnazione della casa coniugale da 300mila euro (la scena del crimine), aveva promosso una causa di lavoro da 500mila euro per gli anni nell’officina del marito e la cessione di una gelateria di famiglia. E dopo due incursioni domestiche fallite per un primo piano che prevedeva di uccidere la 46enne, di trasportarla dentro a un capiente trolley e di farla sparire in una buca scavata vicino a casa con la faccia cosparsa di acido per cambiarle i connotati, ecco l’ultimo ‘patto scellerato’: scaraventarla giù per le scale simulando un furto finito in tragedia. Sei febbraio 2021 appunto. "Nanni – aveva insistito l’accusa – aveva iniziato a uccidere la moglie ben prima di quel momento, attuando strategie ricattatorie". Alla figlia Arianna, parte civile con la tutela dell’avvocato Veronica Valeriani, è stato confermato il risarcimento con due milioni di euro.
Lorenzo Priviato