Faenza (Ravenna), 15 febbraio 2021 - È grazie a due persone che il cadavere di Ilenia Fabbri, la 46enne trovata sgozzata il 6 febbraio scorso nella sua abitazione di Faenza, è stato scoperto subito dopo l’omicidio. Si tratta del vicino di casa che alle 6.08 ha telefonato in Commissariato preoccupato per le grida della donna e alle 6.10 si è attaccato, invano, al suo campanello.
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Ma soprattutto c’è l’amica della figlia Arianna che stava trascorrendo il resto della nottata in quell’appartamento e che alle 6.06 ha chiamato l’altra, da pochi minuti in viaggio assieme al padre nonché ex marito della defunta (e ora indagato per omicidio pluriaggravato in concorso con persona ignota) facendo così partire la prima richiesta al 112.
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Ma se la vittima non avesse fatto in tempo a urlare allarmando il vicino e se la ragazza non fosse stata presente nella casa, chi e quando avrebbe scoperto il corpo della 46enne? La riposta più plausibile non è un esercizio di astrazione ma la si può dedurre da quanto riferito a caldo dai principali testimoni.Da ciò si può intuire che la prima a imbattersi nel primo pomeriggio di quel sabato sulla scena del crimine, sarebbe stata la figlia convivente al suo ritorno da Milano. Arianna era uscita dall’appartamento alle 5.59 dopo avere risposto a un messaggino delle 5.57 del padre, il 53enne Claudio Nanni, che la aspettava in strada. Obbiettivo del viaggio: andare a prendere un’auto trovata su un sito specializzato in compravendite di veicoli. Secondo quanto emerso dalle testimonianze rilasciate quando ancora l’uomo era solo persona informata sui fatti, la proposta fatta alla figlia era quella di partire presto, ancora prima dell’alba, così i due sarebbero tornati dopo mezzogiorno e la giovane avrebbe avuto tutto il resto del pomeriggio libero. Chiaro che se l’omicidio fosse stato scoperto solo in quel momento, le indagini della polizia – coordinate dal pm Angela Scorza – si sarebbero dovute confrontare con molte più incognite, a partire dall’orario esatto e le circostanze con le quali Ilenia era venuta a contatto con il suo assassino. E invece non solo è stato da subito possibile circoscrivere l’azione omicidiaria a soli sette minuti, tanto che il procuratore capo Daniele Barberini ha precisato che a questo punto "trenta secondi in più o in meno fanno la differenza nella ricostruzione della dinamica". Ma grazie alla presenza della testimone, si è potuto capire che la vittima non conosceva il suo aggressore (gli ha gridato: "Chi sei? Cosa vuoi?") e si è persino arrivati a un parziale identikit dell’uomo (molto alto, ben piazzato, con spalle grosse e vestito di scuro). Se in definitiva si fosse trattato di un omicidio eseguito da un sicario ingaggiato allo scopo, la ragazza avrebbe fatto da guasta-piani. E dunque: era possibile prevedere la sua presenza lì quella notte? La giovane era solita rimanere a dormire a casa dell’amica Arianna nei week-end, non espressamente però di venerdì. Tanto che l’ex marito della vittima ha ammesso che lui stesso non sapeva della sua presenza.