REDAZIONE RAVENNA

Omicidio Christian Battaglia. Nuovo scenario dal Riesame: "Legittima difesa domiciliare"

Per i giudici di Bologna la vittima non poteva essere fermata con mezzi meno efficaci del coltello

Per i giudici di Bologna la vittima non poteva essere fermata con mezzi meno efficaci del coltello

Per i giudici di Bologna la vittima non poteva essere fermata con mezzi meno efficaci del coltello

C’è un nuovo elemento nella ricostruzione dell’ultimo omicidio commesso a Ravenna: la "legittima difesa domiciliare". I giudici del tribunale della Libertà di Bologna lo hanno introdotto nelle motivazioni del dispositivo con il quale il 25 luglio scorso avevano annullato l’ordinanza cautelare per Mario Antonio Iadicicco, il 62enne originario di Formia (Latina), ma da tempo residente in città, accusato di avere accoltellato a morte la notte del 20 settembre scorso il 47enne ravennate Christian Battaglia. Il 62enne, dopo qualche giorno in cella, aveva ottenuto i domiciliari. In seguito, su istanza della difesa (avvocato Francesco Furnari) la Cassazione aveva annullato restituendo le carte a Bologna. E la corte, presieduta dal giudice Mazzino Barbensi, sulla base del materiale raccolto nelle indagini della polizia, è giunta a delineare il nuovo scenario.

In particolare secondo i giudici felsinei "sussistono i requisti previsti" per la legittima difesa domiciliare: "La violazione di domicilio, oltretutto avvenuta con violenza"; e poi la "legittima presenza dello Iadicicco nell’appartamento" (del resto era casa sua); e la "finalità di difendere la propria e altrui incolumità", ovvero pure quella del co-inquilino.

La vicenda era maturata qualche ora prima rispetto alla morte del Battaglia registrata in ospedale alle 23.30: verso le 19 in piazza Baracca il tunisino che abita assieme a Iadicicco, aveva apostrofato il 47enne ("frocio") determinando la veemente reazione di questi con tanto di intervento di una Volante: può essere che Battaglia avesse pensato che Iadicicco aveva chiamato la polizia per denunciarlo. E di conseguenza era andato a casa sua in via Cura per regolare i conti.

I giudici hanno messo in evidenza un dato: il Battaglia in ospedale aveva fatto registrare un valore di ben 2,68 di tasso alcolemico. Secondo il medico legale, il 47enne era morto per via di un’unica ferita all’emitorace sinistro provocata da un coltello da cucina con lama di 15,5 centimetri che aveva bucato un polmone ed era arrivato fino al cuore: Iadicicco lo aveva preso da un cassetto e poi lo aveva rilavato. Ma al di là del punto esatto in cui il fendente era stata menato - se sull’ingresso come mostrano i rilievi scientifici o se all’interno dell’appartamento come indicherebbero le testimonianze dei vicini che avevano sentito trambusto di mobili e stoviglie -, secondo i giudici "qualunque sia la ricostruzione dei fatti, è di tutta evidenza che da parte del Battaglia è stata commessa violazione di domicilio e che quindi sussista il presupposto" della legittima difesa. Del resto "non è pensabile che la vittima abbia potuto fare ingresso col consenso di chi aveva percosso e colpito con una bottiglia in testa" durante la precedente lite in piazza Baracca.

E poi la "drammatica colluttazione udita dai vicini" rappresenta una "conferma del fatto che Battaglia, alterato oltre modo dall’alcol, raggiunge il domicilio di Iadicicco" per punirlo "del fatto che, secondo la sua erronea supposizione, avrebbe chiamato le forze dell’ordine". Inoltre non era "entrato pacificamente ma percuotendo Iadicicco". Quest’ultimo non aveva "possibilità di ulteriore fuga". Da ultimo "Battaglia pur minacciato con un coltello, non demorde e preannuncia che con quello stesso coltello colpirà Iadicicco". Come dire che se nemmeno un coltello era bastato a spaventarlo, un altro mezzo più inoffensivo come una scopa, una sedia o una pentola non avrebbe sortito alcun effetto.

Andrea Colombari