REDAZIONE RAVENNA

Non denunciò l’ex vigile, comandante assolto

Ieri in tribunale a Ravenna Vasco Talenti, a capo della Polizia locale della Romagna Faentina, è stato prosciolto dalle accuse

Non denunciò l’ex vigile, comandante assolto

Assolto perché il fatto non sussiste. Questa è stata la sentenza del giudice Michele Spina, ieri in tribunale a Ravenna, per il processo che vedeva il comandante della Polizia locale dell’Unione della Romagna Faentina, Vasco Talenti, imputato per omessa denuncia aggravata. Il contesto era quello delle inchieste che hanno riguardato il 54enne ex agente della Polizia locale Gian Carlo Valgimigli, poi condannato per estorsione. Talenti, difeso dall’avvocato Lorenzo Valgimigli, era stato sentito come tanti altri dalla Procura in relazione all’operato dell’ex agente Valgimigli. Ed è in quella sede che erano emersi particolari tali da indurre gli inquirenti a compiere un ulteriore vaglio sull’operato del comandante trasformando la sua posizione da quella di semplice persona informata sui fatti a quella di indagato, poi rinviato a giudizio.

In particolare, il pm Angela Scorza, titolare del fascicolo, ieri durante la requisitoria ha ricordato l’episodio che ha portato al processo per omessa denuncia aggravata a carico di Talenti. Nel caso di specie, come ha spiegato, un ispettore della Polizia locale dell’Unione della Romagna Faentina aveva riferito che il 14 settembre 2019 aveva acquisito da un conoscente alcune informazioni: in particolare, quel conoscente gli aveva raccontato di essere stato assunto come bodyguard da un imprenditore di Faenza che aveva subito minacce da parte di Gian Carlo Valgimigli che in quel periodo era un vigile del comando di Faenza. Due giorni dopo l’ispettore aveva riferito il tutto al comandante Talenti, aggiungendo che aveva consigliato al conoscente di rivolgersi al Commissariato di Faenza che stava facendo accertamenti su Gian Carlo Valgimigli. Di fronte a questa notizia, però, Talenti non aveva formalizzato la notizia di reato né l’aveva trasmessa all’Autorità giudiziaria e non aveva neanche chiesto al sottoposto di acquisire la notizia di polizia giudiziaria. Insomma, come ha sottolineato il pm Scorza, "Talenti è stato inerte da tutti i punti di vista. Eppure i fatti riferiti integravano una notizia di reato: c’era un soggetto attivo (Valgimigli), una richiesta di denaro (10.000 euro) e una minaccia non in termini generici ma molto precisi (“Se non mi dai soldi arriveranno gli albanesi e ti spaccheranno le gambe“) e c’era pure la notizia che Valgimigli frequentasse albanesi". "Talenti nel corso dell’esame – ha continuato il pm Scorza – si è in parte difeso dicendo di non aver dato peso alla cosa perché la fonte non era così specchiata ma la fonte è irrilevante per la notizia di reato. E comunque se Talenti non si fidava poteva chiamare l’imprenditore e capire meglio cosa fosse successo. Talenti si è anche difeso dicendo che non era così chiara la fattispecie giuridica (estorsione ma anche qualcos’altro), ma anche in questo caso è irrilevante". Il pm Scorza ha insomma sostenuto che quella di Talenti "è stata un’inerzia dettata da negligenza" e ha concluso chiedendo una pena di otto mesi.

A chiedere l’assoluzione per il proprio assistito è invece stato l’avvocato di fiducia Lorenzo Valgimigli che nell’arringa è partito dal "capo di imputazione che contesta al comandante di non aver ordinato all’ispettore, ufficiale di polizia giudiziaria, di non aver redatto la relazione di servizio da trasmettere all’Autorità giudiziaria o riferire alla polizia giudiziaria quanto da lui oralmente ammesso. Quindi oggetto dell’omissione non sarebbe la denuncia ma l’ordine che secondo l’accusa Talenti avrebbe l’obbligo di impartire. Quindi, se il capo di imputazione fosse vero, saremmo di fronte a un’omissione di atti d’ufficio e non a un’omessa denuncia. Quindi dovremmo comparire di fronte a un giudice collegiale competente per quel reato". Ma secondo l’avvocato Valgimigli, "non c’è neppure questa omissione perché l’ispettore è un ufficiale di polizia giudiziaria. Lui riceve questa notizia e quindi genericamente l’obbligo scatta per lui". Il difensore di Talenti ha poi puntato l’attenzione sul fatto che quella ricevuta "non è una notizia di reato perché l’ispettore non era nell’esercizio delle sue funzioni quando si è presentato il conoscente chiedendo un consiglio su come meglio precedere in relazione a un fatto che riguarderebbe un’altra persona". Inoltre "una notizia di reato deve essere un fatto determinato e non inverosimile" invece in questo caso "la situazione era incerta". Dunque, l’avvocato Valgimigli per Talenti ha chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste. E con una sentenza di assoluzione si è concluso il processo.

Milena Montefiori