Nel dialetto di oggi è scomparso il termine ‘pavura’, sostituito da ‘paura’. Vuoi mettere la suggestione e il timore di una "pavura sfundradona", una paura spropositata, quella "ch’la fa pavura a e’ bur", quella che fa paura al buio, che notoriamente provoca timore. Una paura che si doveva evitare ai bambini perché "u n’ bsógna fê pavura a i burdèl, parchè u si gvasta e’ sângv" (non bisogna spaventare i bambini perché gli si guasta il sangue). "Avê pavura" non significa solo sbigottimento o terrore, vuol dire anche pensare o credere. Ecco allora che il timore di perdere il treno diventa "A j ò pavura ch’arivéma têrd" (Ho paura che arriviamo tardi) e anche "A j ò pavura d’cnósal" (Penso di conoscerlo).
CronacaNon bisogna fare paura ai bambini