Per mezzo secolo, in bicicletta ha girato l’Europa, il Medio Oriente, l’America del Sud e proprio qui, verso la Patagonia, nel 1998, è stato il tutor di Jovanotti alla sua prima esperienza da cicloesploratore: per Orazio Polisini, 88 anni, il giro attorno al mondo è finito l’altra notte, quando il cuore ha ceduto mentre era a letto.
I funerali si svolgeranno questa mattina alle 9.15, in duomo. Appena un anno fa era deceduta la moglie, Elsa.
Orazio era conosciutissimo a Faenza non solo per le sue imprese ciclistiche, ma anche per le sue grandi doti umane di solidarietà, di generosità, sempre pronto ad aiutare anche finanziariamente chiunque si trovasse in difficoltà.
Racconta la nipote, Gabriella Lucchesi: "Per lui prima venivano gli altri, i meno fortunati, adulti, bambini, rom, immigrati; pensi che alcuni anni fa non esitò a fare installare un montascale per una vicina di casa disabile pagandolo di tasca propria, 12mila euro. E poi il grande amore per gli animali…E non era certo ricco, aveva fatto l’artigiano, impagliatore di sedie, per gran parte della vita".
Aveva cominciato a correre in bicicletta a 15 anni con la società ciclistica ‘Corbari’, ma presto abbandonò l’agonismo per il nascente spirito cicloamatoriale. "Fu uno degli artefici della classica Nove Colli, era il 1971; partirono in una ventina, ma avevano visto lontano: oggi vi partecipano a migliaia!" racconta Mario Berger che con Orazio ha percorso migliaia di chilometri. "Fino a un anno fa lo vedevo ancora pedalare sulla Brisighellese, verso le colline…". Poi una caduta e altri problemi lo hanno costretto a restare in casa, in vicolo San Giovanni, ma già da qualche tempo ogni giorno si faceva mezz’ora di cyclette: "Per tornare in forma" diceva. D’altronde la bicicletta era stata la sua vita, con grande cruccio della moglie (si erano incontrati e sposati nel ‘73) a ragione preoccupata per la sua incolumità. "Tanto che appena uscirono i primi telefoni portatili, negli anni 80, quelli con una grande batteria, lui lo comprò e lo portava con sé per telefonare a Elsa, da dove era possibile. Pensi che nella bicicletta lui portava cinquanta chili di roba, a cominciare dal sacco a pelo e la tenda…" racconta la nipote.
Fu a cominciare dai primi anni Settanta che Orazio Polisini cominciò a oltrepassare i confini italiani con la bici.
Tanto per cominciare, appena sposato convinse la moglie, che voleva andare a Lourdes, ad andarci con lui in bicicletta Ogni anno, in estate, un viaggio: Perù, Cile, Argentina, Patagonia, fino alla Terra del fuoco, la terra alla fine del mondo. Qui, in Patagonia, nel 1998, incontrò Lorenzo Jovanotti al suo primo tour in Sud America. Racconta la nipote: "Jovanotti per una decina di giorni pedalò a fianco di Orazio, dormivano in tenda assieme, mio zio gli insegnò un sacco di cose, per come muoversi in quel continente che lui già conosceva bene".
Oltre all’America del Sud, Orazio Polisini ha girato praticamente tutta l’Europa, dal nord alla Grecia e poi nel 2002 la Turchia: l’obiettivo era il monte Ararat, ai confini con l’Iran ma la neve e una brutta bronchite lo costrinsero a fermarsi a metà.
L’ultimo lungo cicloviaggio è stato nel 2011, a Capo Nord, ma inalterate sono rimaste, fino a un anno fa, le sue abitudini da cicloamatore, solo un po’ più ordinario rispetto a prima.
Carlo Raggi