ANDREA COLOMBARI
Cronaca

Caduta nella boutique, morte della gioielliera Maria Antonietta Ancarani a Ravenna: ci sono tre indagati

Accusati di omicidio colposo. Si tratta del legale rappresentante della srl conduttrice dell’immobile, del responsabile della spa proprietaria e del direttore dei lavori di manutenzione straordinaria della struttura

Maria Antonietta Ancarani morì il 24 novembre 2022 in ospedale dopo una caduta in una boutique

Maria Antonietta Ancarani morì il 24 novembre 2022 in ospedale dopo una caduta in una boutique

Ravenna, 30 giugno 2024 – Il suo nome, così come quello della sorella Valeria, da sempre era legato a uno storico marchio di Ravenna: la gioielleria Ancarani di via Matteotti.

Maria Antonietta Ancarani era morta il 24 novembre 2022 in ospedale a 76 anni in seguito a una brutta caduta verificatasi sei giorni prima all’interno della boutique Gaudenzi di via Diaz. Per quanto accaduto, il pm Stefano Stargiotti ha ora indagato tre persone per omicidio colposo in cooperazione. Si tratta del legale rappresentante della srl di Cattolica conduttrice dell’immobile; del responsabile della spa di Grosseto proprietaria dell’immobile; e del ravennate direttore dei lavori di manutenzione straordinaria della struttura.

Il sussulto dell’inchiesta è arrivato in ragione dell’incidente probatorio disposto dal gip Andrea Galanti proprio su richiesta della procura: come parte offesa, verrà convocata pure la sorella della defunta tutelata dall’avvocato Giuseppe Della Casa.

Secondo quanto finora emerso anche in seguito al sopralluogo della questura (squadra Mobile e polizia scientifica), la 76enne stava partecipando a un evento pubblicitario quando, scendendo per le scale che separano il ballatoio dal piano terra, era improvvisamente caduta rimediando un trauma cranico che non le aveva lasciato scampo. Per questa ragione, il perito individuato dal gip - si tratta dell’ingegnere forlivese Giovanna Pondini - dovrà verificare se nella scala in questione fossero presenti dispositivi antinfortunistici. E, nel caso, se avessero visibilità e forma previste dalle norme di settore. Tra gli elementi espressamente indicati dal giudice, figurano corrimano, altezza e colore dei gradini, materiali antiscivolo: l’esperta dovrà dire se e in che modo abbiamo determinato la caduta della defunta. Tutti convocati in tribunale per metà luglio: con la possibilità quindi per gli indagati di individuare loro consulenti di fiducia.

Intanto la parte offesa ha già provveduto, tramite un proprio consulente - l’ingegnere forlivese Roberto Cecchi -, a stilare un dettagliato resoconto tecnico dell’accaduto, anche sulla base del referto dell’ospedale Bufalini di Cesena e della consulenza del medico legale Matteo Tudini incaricato dal pm. In particolare la morte della Ancarani sarebbe proprio da attribuirsi al trauma cranico rimediato nella caduta: il nesso causale c’è.

Secondo gli schemi proposti nella relazione della parte offesa, quel giorno era andata così: la signora si era avvicinata alla scala e probabilmente non si era resa conto della presenza del primo gradino di conseguenza non trovando la superficie di appoggio per il piede. E dato che non c’era un corrimano, non avrebbe avuto nemmeno un punto a cui aggrapparsi con le mani. Il fatto che pareti laterali, pianerottolo e gradini fossero di colorazione uniforme, l’aveva probabilmente indotta in ulteriore errore. Il riflesso della luce dalla vetrina luminosa e l’assenza di segnali di pericolo in relazione alla presenza della scala, potrebbero avere fatto il resto. Di fatto la Ancarani aveva cominciato a cadere ruotando con il corpo fino a sbattere la testa per perdere la vita dopo sei giorni di agonia.