ANDREA COLOMBARI
Cronaca

Morte al petrolchimico, operaio schiacciato da un trattore. La famiglia: "Non archiviate"

Un anno fa l’incidente. Per il pm, Stefano Poletti aveva fatto una manovra anomala e inspiegabile . Il gip ha convocato le parti a fine gennaio per l’udienza di opposizione . .

Morte al petrolchimico. Operaio schiacciato da un trattore. La famiglia: "Non archiviate"

Stefano Poletti, morì il 14 novembre del 2023. Stava per andare in pensione

Ravenna, 19 novembre 2024 – I suoi cari voglio altre verifiche per non lasciare nessun dubbio sulla morte di Stefano Poletti, l’operaio di San Bartolo deceduto il 14 novembre 2023 a 59 anni al petrolchimico schiacciato da un mezzo di lavoro all’isola 32 di Ravenna Servizi Industriali scpa. Un’opposizione alla richiesta di archiviazione in ragione della quale il gip Andrea Galanti ha convocato tutte le parti in un’udienza fissata per fine gennaio. Oltre al pm Stefano Stargiotti, ci saranno i familiari del defunto e i loro avvocati.

A travolgere il 59enne, era stato un collega di un’altra ditta (la Italposa srl; la vittima era socio della Raccagni srl, consorziata di Consar scc; da ultimo Acmar scpa era affidataria ed esecutrice), uscito sotto choc da quell’esperienza. Il suo trattore meccanico con pala, era stato sequestrato (e poi restituito).

Ed era stato aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio colposo. Sulla base delle informazioni raccolte sul posto dalla polizia e dagli ispettori della Medicina del Lavoro dell’Ausl, dall’analisi delle carte e delle audizioni dei testimoni, la procura non aveva ravvisato comportamenti da parte delle aziende contrari alle regole per la prevenzione degli infortuni. E dunque aveva concentrato la richiesta di archiviazione sulla manovra, definita "anomala", compiuta dalla vittima.

Quella mattina Poletti - secondo quanto ricostruito dal pm - stava caricando su un camion il materiale degli scavi. A un centinaio di metri c’era anche l’operaio che lo avrebbe poi travolto: un lavoratore esperto insomma che in quel momento con una pala gommata stava sistemando una tubazione delle fogne. Verso le 11.15 Poletti gli aveva chiesto di consolidare il terreno con lo stabilizzato e poi era tornato nella sua area. E anche l’altro lavoratore aveva ripreso le manovre: a un certo punto, durante la retro, aveva sentito qualcosa. Si era allora spostato in avanti e dallo specchietto aveva notato il corpo del collega a terra: il 59enne era deceduto ancora prima dell’arrivo del 118 nonostante i tentativi di rianimarlo.

Secondo la relazione dell’Ausl, i due operai da tempo agivano nello stesso cantiere e avevano allacciato buoni rapporti. Accadeva in particolare che Poletti avvicinasse il collega dal davanti e gli facesse cenno con la mano di scendere. Sulla base di questa situazione, la Medicina del Lavoro ha ipotizzato nella sua relazione conclusiva che il 59enne fosse andato verso il punto rivelatosi per lui fatale, per motivi personali e non legati alle manovre di lavoro.

Dopotutto si sarebbe spinto non in direzione dell’area operativa del collega: ma verso la parte opposta, là dove si trovavano i bagni chimici e la baracca di cantiere. In definitiva per il pm l’infortunio era avvenuto "per cause accidentali" legate al fatto che il 59enne si fosse avvicinato al collega "senza preavviso". Un "comportamento anomalo", lo aveva definito nella richiesta di archiviazione, dato che il 59enne era "inaspettatamente entrato a piedi nella zona di manovra della pala meccanica" avvicinandosi da dietro per ragioni a oggi ancora ignote. Ora toccherà al gip stabilire se nella morte del 59enne ci sia ancora qualcosa, come chiedono i suoi cari, che merita approfondimento.