Baci rubati o pretesi oltre a palpeggiamenti su quella allieva di 13 anni durante almeno tre viaggi tra la palestra e la casa. Accuse costate nel tardo pomeriggio di ieri a un allenatore ultraquarantenne, una condanna a 3 anni e 6 mesi di reclusione per violenza sessuale aggravata. Per l’uomo è scattata pure l’interdizione dai pubblici uffici (non potrà insegnare nelle palestre o nelle scuole). Il collegio penale del tribunale lo ha inoltre condannato a risarcire (il danno verrà definito in sede civile) e a pagare subito provvisionali di 20 mila euro alle parti civili, ovvero genitori e ragazza tutelati dagli avvocati Paola Bravi ed Emanuele Fregola. Le motivazioni verranno depositate entro 90 giorni.
L’imputato non era presente: la sua richiesta di legittimo impedimento legata alle tempistiche di esecuzione di un tampone, non è stata accolta. La denuncia contro di lui era scattata in seguito all’ultimo episodio lamentato: in quell’occasione, secondo quanto contestato dalla procura (pm titolare Angela Scorza, in udienza c’era il collega Stefano Stargiotti), la 13enne era stata portata con l’auto di notte in punto isolato di aperta campagna. E lì era stata palpeggiata. Ma non appena tornata a casa, aveva deciso di confidarsi con la madre raccontandole di quegli abusi sessuali subiti a suo dire dal suo allenatore quando la sera, dopo i corsi, lui la riaccompagnava proprio su richiesta genitoriale per quello che era un tragitto di pochi chilometri appena.
Resoconti che la ragazzina nell’aprile 2017 davanti al gip, aveva restituito sin nei dettagli in un contesto protetto, descrivendo quelle attenzioni presumibilmente subite da quell’uomo molto più grande di lei. Secondo quanto contestato dalla procura sulla base delle verifiche fatte dalla polizia, le molestie sessuali si erano concentrare a fine 2016. Almeno tre gli episodi chiave che l’apposita sezione della squadra Mobile aveva inquadrato anche sulla base della denuncia presentata dai legali dei genitori della ragazzina: in tutte le occasioni, dopo l’allenamento quando l’uomo – prosegue l’accusa - aveva bloccato all’improvviso l’auto e aveva baciato la 13enne. L’indagato ha sempre negato ogni addebito: a suo dire, mai toccato quella 13enne e mai nemmeno pensato di abusarne. La difesa (avvocato Carlo Benini) aveva puntato in sintesi sulla mancata credibilità della parte offesa: la giovane, spinta da esuberanza personale ed ego, avrebbe cioè alterato la realtà. Pm e legali di parte civile avevano invece rimarcato l’affidabilità delle dichiarazioni della persona offesa come a loro avviso era emerso sia dall’incidente probatorio che dai vari testimoni i quali avrebbero confermato pure le battute promiscue e l’atteggiamento volgare che l’imputavo spacciava come gioco durante le sue lezioni.
a.col.