Ravenna, 16 gennaio 2021 - I chilometri tutti uguali, gli occhi che si chiudono nel buio di un pomeriggio di gennaio. E, da lì, 10 giorni in coma farmacologico in lotta per la vita. Oggi sono passati esattamente 10 anni dal giorno più brutto per il sindaco Michele de Pascale, quello del gravissimo incidente sulla via Bagnolo Salara a Castiglione di Cervia. Aveva 25 anni quando, da solo sulla sua auto, è finito fuori strada per un colpo di sonno. Già subito dopo l’incidente disse di essere "vivo per miracolo", e oggi non ha cambiato idea: "Ogni giorno in questi 10 anni è stato un regalo".
De Pascale, mi racconti di quel giorno. Cosa ricorda? "Avevo appena riaccompagnato a casa quella che all’epoca era la mia fidanzata, che poi qualche anno dopo sarebbe diventata mia moglie. A farmi andare fuori strada è stato un colpo di sonno improvviso a metà pomeriggio, mi sentivo molto stanco ma mi sono sforzato di continuare a guidare. Erano le 17.30, non pensavo che mi sarei addormentato, ma quando non si è nelle condizioni di guidare occorre fermarsi. Io sono vivo solo perché andavo molto piano".
Ricorda l’incidente? "Ho aperto gli occhi mentre la macchina si schiantava. Ho l’immagine dell’abitacolo, del post incidente e dei soccorritori. Poi mi hanno dato gli antidolorifici, mi sono addormentato e mi sono svegliato 10 giorni dopo, ero stato in coma farmacologico. Sono stato in pericolo di vita, avevo due fratture alla schiena, i polmoni collassati e un piede quasi staccato".
Di quei 10 giorni non ricorda niente? "Ricordo incubi allucinanti, e nella mia mente sono vividi come qualsiasi altro ricordo della mia vita, come se li avessi veramente vissuti. La paura, il trauma, gli effetti del sedativo… Un mix di cose che ti rimane in testa".
Quell’incidente è stato in qualche modo uno ‘spartiacque’ nella sua vita? "Mi ha cambiato. Prima ero più impulsivo. Poi ho avuto l’immagine plastica delle cose che contano veramente: gli affetti, la salute. La cosa che mi è rimasta impressa è quanto conti avere vicino persone vere che ti sostengono. Ho avuto amici che si sono trasferiti a vivere con la mia famiglia, che hanno dormito nel mio letto per non lasciare mia madre sola".
Quanto tempo è servito per tornare alla normalità? "Per me è stato un calvario durato sette anni. L’ultimo intervento chirurgico l’ho fatto alla fine del 2016. Dopo lo schianto mi hanno portato al Bufalini e se non ho perso un piede è perché in ospedale sono stati molto coraggiosi e hanno operato prima il piede della spina dorsale. Devo dire mille volte grazie a medici, infermieri e tutti gli operatori sanitari".
Quanti interventi ha dovuto affrontare? "Al piede sono stato operato tre volte durante il ricovero e poi un’altra volta diversi anni dopo, e con quest’ultimo intervento è andato tutto a posto. Poi mi hanno messo le barre alla schiena. Comunque ci sono conseguenze che mi porterò dietro sempre".
Deve essere stata dura anche a livello psicologico. "Sì. Spesso non viene considerato, ma vivere con dolori cronici articolari è una cosa che può farti diventare matto, influenza tutti gli aspetti della tua vita. Da quando ho fatto l’ultimo intervento la mia vita è cambiata: posso rincorrere mio figlio, fare le passeggiate in montagna, giocare a racchettoni… Ma continuavo a rinviarlo perché psicologicamente non volevo più affrontarlo".
Cosa le ha dato la spinta per rioperarsi, alla fine? "Mi sono deciso quando il mio figlio più grande ha cominciato a camminare. Un giorno mi è scappato e io non riuscivo a stargli dietro".
Nel 2016, poco prima dell’elezione a sindaco, qualcuno diffuse dei suoi esami dell’epoca cercando di far intendere che fosse sotto l’effetto di sostanze. Quell’episodio la ferì? "È stata la pagina più brutta della mia esperienza politica. Ti viene da chiederti quanto le persone possano essere meschine e cattive pur di perseguire interessi di parte. Quando hai incidenti di quel tipo ti vengono fatti tutti i controlli e io non avevo bevuto neanche un bicchiere di vino. Non ho mai fatto uso di droga, neanche in fase giovanile. Quelli negli esami erano gli antidolorifici che mi avevano dato i paramedici, ed era palese: non ci si droga con la morfina. Fu un’aggressione della privacy, mi sentii invaso nella mio privato e per giunta era un’infamia gratuita e inventata che si fondava su un episodio tragico della mia vita".
Sulla Bagnolo Salara in questi anni da sindaco il Comune ha installato un autovelox. Una scelta dettata anche dall’incidente? "Lo ammetto, è stata dettata anche dalla mia esperienza personale. Il fatto che in questo paese non si rispettino i limiti è inaccettabile. Si rischia di uccidere qualcuno e per cosa, arrivare tre minuti prima? Fosse per me metterei un tutor in tutte le strade del mondo. Da quando sono diventato sindaco e presidente della Provincia ne ho installati tantissimi".
Guardandosi indietro ora qual è la prima cosa che pensa? "Guardo ai miei figli e penso che se quel giorno fosse andato diversamente loro non sarebbero mai esistiti. Sono felice di aver fatto cose meravigliose in questi 10 anni. Tutte le volte che passo da quella strada, però, l’incidente è un pensiero fisso".
Pensa che la situazione sulle strade sia migliorata in questi 10 anni? "Purtroppo la nostra provincia rimane uno dei territori più martoriati d’Italia per vari fattori: il turismo, il porto, l’autotrasporto e anche la tendenza romagnola a travisare la passione per i motori e la velocità. Ma gli incidenti possono succedere a chiunque, sei attentissimo e poi ti capita il colpo di sonno alle 5 del pomeriggio. Io non ho mai fatto due ore di auto per tornare a casa da un locale di notte, e quando uscivo con gli amici chi guidava non beveva. Però poi può capitarti il colpo di sonno alle 5 del pomeriggio. Voglio ripeterlo allo sfinimento: occorre controllare la velocità e non mettersi al volante se non si è nelle condizioni di farlo".