Che fine ha fatto il ‘partitone’ rosso ravennate? Nella notte del trionfo di de Pascale, a nessuno è sfuggito come per la prima volta dopo 54 anni di elezioni regionali il Pd ravennate, partito di ‘Bülow’ Boldrini e di D’Attorre, non avrà un suo consigliere regionale. Vidmer Mercatali, due legislature da sindaco e due da senatore, non appare in vena di drammi in chiave amministrative: "Ravenna ha un presidente regionale, cosa poteva chiedere di più? Cameliani ha ottenuto 5mila preferenze, in linea con le previsioni: un buon risultato".
Eppure per la sinistra è una prima assoluta senza un consigliere regionale ravennate: il sintomo di un malessere?
"Ma proprio per nulla. Semplicemente i faentini e gli abitanti della Bassa, essendo i loro territori quelli più colpiti dalle alluvioni, hanno valutato prioritario l’avere in consiglio regionale qualcuno che rappresenti le loro istanze in maniera diretta, potendo in più contare su profili di primo piano come Proni e Bosi. E’ un ragionamento comprensibile e contemporaneamente sofisticato".
Aspetti, sta dicendo che nel secolo di Trump e Milei la gente è più intelligente di quanto si creda?
"Ma certo. Nessuna delle persone che incontro al bar di San Pietro in Vincoli crede alle sciocchezze che leggiamo sui social network. Coloro che in quel microcosmo avanzano teorie singolari sulle cause dell’alluvione sono troll, oppure residenti in comuni improbabili. La destra ha creduto che quelli fossero gli emiliano-romagnoli, e ha avuto una lezione. Dirò di più: chi pensa che i cittadini non sappiano di cosa si occupa la Regione si è dovuto ricredere".
Quindi anche la Regione ha smesso di essere l’organismo evanescente che era un tempo?
"Lo ripeto: la gente è più intelligente di come viene dipinta. Elena Ugolini sarà pure una persona esperta nelle sue materie, ma non ha dimostrato di poter essere un buon ingranaggio in una macchina amministrativa. Lo capii io quando me la trovai di fronte in commissione al Senato, nel 2011 – lei era sottosegretaria del governo Monti – così come lo hanno capito i nostri concittadini. Ma c’è un ulteriore terzo elemento che la destra ha sottovalutato".
Quale?
"Le promesse mancate in termini di rimborsi agli alluvionati. Quel 100% di rimborsi promesso dalla premier Meloni è rimasto scolpito nella memoria di chiunque, e da lì non se ne andrà più. C’era veramente chi credeva che un elettore alluvionato, o parente, o amico di alluvionati, se lo fosse dimenticato? Le persone colgono ancora bene la differenza tra chi arriva qui per fare passerella e lanciarsi in false promesse e chi, come tanti nostri sindaci, è andato in mezzo alla gente anche quando questo voleva dire prendersi i fischi di chi era disperato".
Tornando alla contesa elettorale, il ‘partitone’ è vivo e in salute?
"I partitoni esistevano nel Novecento. Il Pd a Ravenna è rimasto quel che era, contrariamente a quanto accaduto a Ferrara o in varie città toscane, perché qui tutti hanno sempre remato nella stessa direzione, da de Pascale a Barattoni, passando per la generazione più giovane e per quella di chi, alla mia età, è tornato serenamente in terza fila a fare il militante".
La strada davanti a Barattoni, in ottica amministrative, sarebbe dunque in discesa?
"Non ho detto questo, occorrerà impegnarsi quartiere per quartiere, come sempre. Di strade in discesa, in politica, non ce ne sono. Chiedetelo a Giorgia Meloni".