Ravenna, 1 luglio 2023 – L’allarme nel mondo della sanità suona da tempo: con la mancanza di personale in certi reparti e i turni sempre più sfibranti, i medici se ne vanno. Ma quanti sono? Sul tema l’Ausl risponde alla consigliera regionale di Forza Italia Valentina Castaldini. E così si scopre che i medici che dal 2020 hanno presentato dimissioni spontanee nell’Ausl Romagna sono 285 al 10 febbraio scorso. Il 2020, anno del Covid, è quello col dato più alto: 103 in totale, 84 assunti a tempo indeterminato e 19 determinato. Nel 2021 sono stati 90 (79 a tempo indeterminato, 11 determinato), nel 2022 67 (56 a tempo indeterminato, 11 determinato) e nel 2023 al 10 febbraio 25 (24 a tempo indeterminato, 1 determinato). Analizzando le singole specialità, ci si accorge che il reparto che nel complesso ha perso più medici è il Pronto soccorso: 31. E probabilmente non è un caso, considerando che si tratta di un reparto complesso da gestire e per il quale non si trova personale. Seguono a parimerito, con 21 medici persi, la Medicina interna e la Radiodiagonistica. La Cardiologia ha perso 17 medici, la Rianimazione 15.
Secondo i numeri della Uilfpl, contando anche i pensionamenti nel 2023 rispetto al 31 dicembre 2021 ci sono 71 medici, 228 infermieri e 56 oss in meno. "In molti casi le condizioni lavorative nei reparti e nei servizi risultano essere eccessivamente gravose – commenta Paolo Palmarini, segretario regionale Uilfpl –: da qui la scelta di tanti di guardarsi attorno e scegliere condizioni di lavoro più compatibili con esigenze famigliari. La situazione attuale non spinge il professionista a rimanere in azienda, se trova condizioni migliori se ne va".
Sulle dimissioni spontanee Roberto Baroncelli, componente della segreteria Cisl Romagna che si occupa di sanità, commenta: "Possono essere frutto di tante motivazioni, alcune delle quali personali. Ma ci possono essere aspetti che attengono di più alle condizioni lavorative o del reparto". E da questo punto di vista il Pronto soccorso "oggettivamente è un reparto difficile – prosegue Baroncelli – per il rapporto numerico tra presenze effettive e quelle che sarebbero teoricamente previste. Anche in Rianimazione c’è questo aspetto. La carenza apre anche prospettive di cambiamento: alcuni medici se ne sono andati nel privato, altri magari sono rimasti nel pubblico ma hanno cambiato condizione diventando, ad esempio, medici di base". "La situazione locale fa eco a quella nazionale di sofferenza – aggiunge Stefano Bolzon, delegato per la dirigenza Fp Cgil dirigenti medici Ravenna –. C’è bisogno di finanziamenti, di un piano di assunzioni concreto e di investimenti anche sulle tecnologie, per rendere il lavoro più attrattivo". Il quadro è difficile: "Dopo il Covid ci sono liste d’attesa lunghissime, inoltre la popolazione è sempre più anziana – prosegue Bolzon –. Dall’altro lato non ci sono stati adeguato rinnovo, aumenti del personale o dell’offerta: soffriamo di investimenti insufficienti".