
Un medico di base visita una paziente
Daniele Morini, presidente regionale del sindacato dei medici di base, interviene sul dibattito relativo all’ipotesi che i medici di base diventino dipendenti dell’AUSL, e non più solo convenzionati. "Ci siamo stancati di sentire parlare solo di dipendenza per i medici di famiglia. La chiacchiera che non vogliamo andare nelle Case di Comunità deve finire – spiega Morini – , il nostro accordo collettivo nazionale siglato a febbraio 2024 prevede già una importantissima quota oraria da poter svolgere in collaborazione con le aziende da dedicare proprio alle attività connesse alle case di comunità".
"Il nostro – continua Morini – è già un lavoro diventato quasi impossibile: casi quotidiani di medici che anticipano la pensione, o danno le dimissioni a tutte le età, anche giovanissimi. Il corso di medicina generale quest anno ha avuto meno della metà dei posti banditi coperti, significa che nessuno vuole più fare il medico di famiglia: vogliono raccontarci che con la dipendenza questa professione tornerà appetibile? E allora come mai i professionisti che più di tutti fuggono dal SSN sono proprio gli ospedalieri dipendenti? Basterebbe già questa premessa a chiudere l’argomento".
"Se passa la dipendenza – conclude Morini – i medici in età da pensione saranno inevitabilmente obbligati ad anticipare la pensione. In Italia su 38mila medici di famiglia, 12mila abbandonerebbero immediatamente la professione con dimissioni con due mesi di preavviso e in poche settimane quindi fino a 20milioni di cittadini resterebbero senza medico di famiglia".
"Vogliamo mettere – conclude Morini – i medici nelle case di comunità? 900 case di comunità per 9600 comuni in Italia, quindi avremo i medici di famiglia concentrati in 1 comune su 10, è questa la prossimità e la capillarità che la politica ci vuole far credere rappresenteranno le Case di Comunità? Qualcuno ha spiegato ai cittadini che il progetto del governo prevede un contratto da 38 ore settimanali di cui 20-24 fatte nei confronti dei propri pazienti e 18-14 fatte per servizi dell’AUSL: credono che con 20 ore a settimana io potrò seguire bene i miei pazienti? E sanno benissimo che un medico di famiglia oggi con 75 contatti di media impiega almeno 10 ore al giorno (qualcuno addirittura di più) per rispondere a tutte le richieste che riceve. Il risultato? Un sistema in cui il medico diventerebbe una sorta di guardia medica diurna, senza più quel rapporto di fiducia e conoscenza reciproca che caratterizza la Medicina Generale italiana".