Sono serviti quattro anni di sperimentazione e 8,5 milioni di euro di investimenti per consentire a Enomondo di arrivare a dare alla luce l’Acfa, ’l’ammendante compostato da scarti della filiera agroalimentare’. La società, partecipata in eguale misura da Hera e Caviro Extra, ha cominciato i test a partire dal 2017, sui terreni della ferrarese Fondazione Navarra, in collaborazione con l’Università di Bologna.
La certificazione da parte del Ministero dell’Agricoltura è arrivata lo scorso febbraio. Il prodotto è realizzato nello stabilimento di Caviro Extra, a partire da sfalci, potature e scarti della filiera agroalimentare, in particolare quella vitivinicola, provenienti dagli impianti di digestione anaerobica di Caviro Extra dedicati alla produzione di biogas.
Il materiale, periodicamente mosso da una grande macchina ’rivolta cumuli’, entra dunque in un processo che consente l’aerazione del prodotto agevolandone la fermentazione. Al termine della lavorazione il prodotto osserva un periodo di ’curing’, durante il quale passa allo stato solido, in seguito al quale viene vagliato e approntato per la spedizione. Al momento il materiale raggiunge i campi in forma sfusa; mentre è al vaglio dell’azienda la possibilità di passare al pellet. L’impianto ha una capacità produttiva di 50mila tonnellate l’anno, ma le sue dimensioni fanno sì che sia possibile aumentare la produzione fino ad arrivare a 80mila tonnellate annue.
"I test – spiegano da Enomondo – confermano che l’uso prolungato nel tempo di Acfa consente di ridurre l’utilizzo di fertilizzanti chimici fino al 50%". E questa è una necessità non solo dal punto di vista ambientale, ma che in questo momento è vitale anche sotto il profilo della produzione alimentare: "La guerra in Ucraina ha infatti sensibilmente ridotto le forniture globali di fertilizzanti – entra nel dettaglio Sergio Celotti, amministratore delegato di Enomondo –, facendo schizzare verso l’alto i prezzi di quelli ancora disponibili sul mercato".
Per il 2022 si stima possano uscire dallo stabilimento faentino complessivamente oltre 130mila tonnellate di prodotti fertilizzanti destinati all’agricoltura, di cui 75mila tonnellate costituite dalle tre tipologie di ammendanti: ammendante compostato misto, ammendante compostato verde e Acfa. "Il processo avviene all’interno di una struttura di 10mila metri quadrati, sotto costante aspirazione" spiegano da Enomondo. L’aria viene poi inviata a dei biofiltri per ridurre le emissioni odorigene dell’impianto, azione che fa parte degli impegni che si è assunta Caviro nei confronti del Comune.
Questo grande progetto di Enomondo nel suo complesso ha ricevuto il plauso anche da parte dell’assessore regionale all’Agricoltura Alessio Mammi: "Per perfezionare la transizione ecologica nel nostro paese servono molti investimenti, sia privati che pubblici – ha detto –. Per quelli pubblici utilizzeremo anche le risorse del Piano di sviluppo rurale: 913 milioni di euro nel periodo 2023-27. Dobbiamo sostenere e agevolare gli investimenti privati, come questo impianto, fondamentali per realizzare un’economia circolare che non crea rifiuto ma ricicla gli scarti".
Filippo Donati