PATRICK COLGAN
Cronaca

Maurizio Maggiani: "Quasi un accanimento divino. Siamo come dei reduci, ma già ripartiti. E al lavoro"

L’autore: "Non mi aspettavo che tutto potesse riaccadere dopo appena un anno. Abbiamo salvato mio suocero, 93 anni, dal Borgo. E’ già andato a controllare la campagna".

Maurizio Maggiani: "Quasi un accanimento divino. Siamo come dei reduci,  ma già ripartiti. E al lavoro"

Lo scenario apocalittico di Traversara di Bagnacavallo, nel Ravennate

"Siamo dei reduci. Dopo tre alluvioni in due anni non possiamo che essere altro. Eppure, non so come si faccia, ma a Faenza si è già ripartiti". Lo scrittore Maurizio Maggiani è ligure (è nato a Castelnuovo Magra, nello Spezzino), ma vive a Faenza da molti anni. Le alluvioni le ha vissute e conosciute nel 2023, quando la città fu inondata due volte, e le ha raccontate, con fotografie e scritti, nel libro ‘Quello che abbiamo perduto. Quello che abbiamo salvato’ (assieme a Nicoletta Valla), pubblicato da Qn - Il Resto del Carlino.

Maggiani, innanzitutto, come sta?

"In casa nostra bene. Ma la scorsa notte (fra mercoledì e giovedì, ndr) non abbiamo dormito. Non perché avessimo problemi per noi. Siamo stati svegli perché cercavamo notizie, aspettavamo notizie dalle aree più delicate del territorio, da Tredozio e Modigliana. Aspettavamo notizie da amici e conoscenti, ma non solo perché quello che è successo l’anno scorso ha creato davvero un’empatia fra di noi, nel popolo dell’alluvione. E vogliamo bene a questa terra. Poi c’è la questione puramente psicologica. Abbiamo vissuto tre alluvioni in due anni. Siamo dei reduci, con tutto quello che comporta".

In che modo è stato diverso rispetto a un anno fa?

"La città è di nuovo allagata. Ma per fortuna le cose sono andate diversamente per la città di Faenza perché evidentemente quando si è potuto fare qualcosa si è fatto, anche se non è servito a evitare che succedesse di nuovo. E c’è la disperazione per quello che è successo dove non si è potuto intervenire, la parte collinare, dove i costi erano insostenibili. Le tantissime frane attive, rimaste attive per tutto l’anno, sulle quali si sono riversate altre frane".

Parlando con le persone, in alcune si avverte non la rassegnazione, ma che c’era la consapevolezza che sarebbe accaduto di nuovo.

"Sì è vero, ma certo non mi aspettavo che succedesso dopo un anno. Pare una sorta di accanimento quasi divino, inumano. Ma la natura non è umana, è inumana e quindi fa quello che poi promette di fare. Sono tutte cambiali che sono andate in scadenza e come sappiamo arrivano poi sempre tutte assieme. L’alluvione arriva dopo un’estate in cui ho dovuto vivere in maniera innaturale. Di solito è la stagione in cui si sta all’aperto. Ma è stata torrida, faticosa, ho dovuto vivere chiuso in casa, peraltro contribuendo al cambiamento climatico, dal momento che potevo lavorare solo con l’aria condizionata. Lo dico perché quanto successo non può destare meraviglia, è quello che è. E devo dire che c’è qualcosa di macabro nel leggere oggi sulla stampa dell’accordo fra presidente del Consiglio e presidente di Confindustria per dire basta al Green Deal".

Come si fa a ripartire?

"Basta andare in giro per Faenza. C’era la gente che ripuliva, che era al lavoro, negozi quasi tutti aperti. Si fa. Non so come ma si fa. Credo faccia parte anche molto dell’indole romagnola. Io sono ligure e mi ricordo la prostrazione dopo le molte inondazioni. Le faccio l’esempio di mio suocero che ha 93 anni. Lo abbiamo tratto in salvo perché abita nel Borgo, al livello del fiume e ha passato la notte con noi. Ma stamattina, appena è riuscito a sfuggire all’attenzione dei nipoti, ha preso l’auto ed è andato a controllare la campagna. È un contadino ed è il suo modo di reagire. Qui si fa così".