"Il primo progetto era una colata di 70 metri di cemento sul mare. E lo bocciammo. Il risultato è una bella struttura che è uno dei porti turistici migliori dell’Adriatico". Vidmer Mercatali, ex sindaco di Ravenna dal 1997 al 2006 e primo cittadino all’epoca dell’avvio di Marinara, racconta della nascita della marina, delle speranze deluse e di come Marina di Ravenna, all’indomani della notizia della messa in vendita di Marinara, abbia perso la grande occasione di diventare la capitale della nautica in Adriatico.
Mercatali, come ricorda l’avvio del percorso di Marinara?
"All’inizio era un progetto indigeribile, una gettata di cemento sul mare, e lo bocciammo. Poi le cose migliorarono, il progetto venne modificato, lo discutemmo in più assemblee e raccogliemmo la piena soddisfazione anche a Marina di Ravenna".
Poi le cose non sono andate come dovevano…
"Sì, le cose sono andate male su un doppio versante. Quello economico, visto il fallimento della Cmr che aveva realizzato il porto turistico, e poi quello della mancata integrazione della darsena con il paese. Marina di Ravenna aveva l’occasione di diventare la capitale della nautica in Adriatico e l’ha persa".
E ora, ultimo atto della saga, Marinara è in vendita con una valutazione di circa 9 milioni, dopo aver accumulato debiti per 45 milioni, ridotti a 15 in sede giudiziale; debiti che, di fatto, appesantiscono ancora oggi in maniera difficilmente sostenibile la gestione…
"Chiaramente non posso entrare nel merito dei conti economici della Seasar di oggi, che non conosco. Quel che mi sento di dire è che costruire porti turistici a debito è una scelta economicamente insostenibile, perché i costi di realizzazione sono sempre elevati e il flusso di cassa che l’investimento genera difficilmente riesce a mantenere in equilibrio la gestione. E questo è quel che è successo a Marinara. Il problema dei porti turistici è spesso quello dell’indebitamento. Peccato, perché 1.200 posti barca sono un bel giochino, specie se sono occupati in numero sufficiente, come accade a Marinara".
Un’insostenibilità che è costata a Sorgeva, una coop agricola ferrarese, la bellezza di 10 milioni a fronte della fidejussione a suo tempo rilasciata a Cmr. Soldi di fatto sottratti all’attività della cooperativa…
"Meglio tagliarsi un dito che perdere un braccio e uscire, definitivamente, da un business che non è quello proprio. Non è la prima volta che le coop garantiscono altre coop. In questo caso è finita male. Ma il punto nodale è quello della gestione: occorre inserire nelle imprese le competenze giuste, servono manager all’altezza della sfida e con le competenze necessarie per quella specifica materia".
Torniamo a Marina di Ravenna. Cos’è che è andato storto?
"Semplicemente che non si è capita la potenzialità della nautica per il territorio. È chiaro che l’insuccesso di Marinara non dipende dall’amministrazione locale che io guidai: noi abbiamo indicato una traiettoria di sviluppo per il paese che poi non è stata perseguita né dai privati né dal pubblico".
Poi cos’è successo?
"Marina di Ravenna poteva essere la capitale adriatica della vela insieme a Trieste e poteva diventare il regno dei giochi di spiaggia grazie ad un arenile che non ha pari. E invece, niente, non si è dato seguito alla valorizzazione della vela e neppure si sono valorizzati i giochi di spiaggia dal tennis al volley. Avevamo realizzato anche una bella arena, ma non c’è poi stata la capacità di creare le occasioni per sfruttare il business".
Un business che poteva avere riflessi anche sulla parte commerciale di Marinara che è quella più in sofferenza...
"A Marina di Ravenna il commercio non soffre solo a Marinara. Ma, certamente, se Marina fosse diventata la capitale del gioco di spiaggia, anche la parte commerciale di Marinara poteva e doveva trarne beneficio sia come vendita che come servizi. Peccato davvero. Marina di Ravenna ha perso la sua grande occasione. All’epoca, facemmo una scelta giusta con Marinara e con l’idea di valorizzare la vela a Marina di Ravenna e credo sia stato un delitto non avervi dato seguito".