In aula il 50enne Mauro Guerra non c’era. Non c’erano nemmeno i suoi sostenitori (che si sono fermati a manifestare davanti al tribunale). E non c’erano neppure gli animalisti, che perlomeno al momento hanno deciso di lasciarsi rappresentare solo dagli avvocati delle associazioni. E’ rimasto deluso insomma chi ieri mattina pensava che l’avvio del processo contro uno dei veterinari più famosi della città (e non solo), si potesse trasformare in una tenzone tra opposti.
Nella angusta aula 4 del primo piano, il giudice Piervittorio Farinella ha definito le prime questione formali, rinviando l’appuntamento a fine ottobre quando si saprà anche se le costituzioni di parte civile presentate dalle associazioni - cinque in totale -, verranno ammesse o meno. Quindi sempre il giudice deciderà se riunire o meno il fascicolo del veterinario a quello di un altro indagato nel medesimo procedimento. E infine si entrerà a capofitto nel processo.
Guerra, sebbene spesso presente nel corso delle udienze a suo carico, non si era affacciato alle aule nemmeno quando a fine marzo scorso, durante l’udienza preliminare, era emerso che da tempo aveva chiesto di essere giudicato per immediato: subito a processo insomma, saltando le fasi preliminari. Tecnicamente dunque non c’era stato un rinvio a giudizio anche se la procura lo aveva chiesto - avevano precisato i suoi difensori -: ma era stato lui stesso ad averlo chiesto e ottenuto nella convinzione di potere dimostrare la sua estraneità agli addebiti più gravi per un veterinario (cioè ai reati in danno di animali). E nel poterlo fare il più in fretta possibile.
Decisamente lunga la lista delle contestazioni mosse nel corso delle indagini coordinate dal pm Marilù Gattelli: solo per citarne alcune, maltrattamento e uccisione di animali, detenzione illegale di farmaci, falsificazione di libretti sanitari, frode in commercio e reati tributari.
A queste, si è aggiunta per Guerra una ulteriore grana: ad agosto l’ordine dei medici veterinari della provincia di Ravenna a maggioranza ha deciso di radiarlo alla luce delle "gravissime condotte" per le quali - si legge nel documento - è "provata l’inidoneità a svolgere la professione di medico veterinario". Sì, perché secondo il suo Ordine, Guerra, sulla base delle indagini della procura e delle sue stesse dichiarazioni, ha tenuto comportamenti "incompatibili con la pietas, il decoro professionale, il rispetto della dignità dell’animale e dei principi etici della professione al servizio della collettività e a tutela della salute degli animali e dell’uomo". Una decisione non esecutiva e subito impugnata dal diretto interessato: per questo motivo probabilmente ieri mattina il 50enne si trovava al lavoro nel suo ambulatorio di Sant’Antonio mentre in aula 4 si parlava di lui.
Andrea Colombari