Faenza, 7 dicembre 2024 – È una manifestazione che più delle altre ha puntato il dito contro la crisi climatica quella che gli alluvionati della Rete 360 hanno organizzato a Faenza, con un lungo corteo che dal Borgo Durbecco, il quartiere alluvionato ormai tre volte fra 2023 e 2024, è salpato in direzione della piazza.
"La Romagna non si abbandona, l'Appennino non si abbandona": è stato questo uno dei cori scanditi dai manifestanti, circa mezzo migliaio, provenienti da tutta la Romagna, "da Rocca San Casciano alla bassa ravennate", per protestare contro una ricostruzione finora "fatta di ca**ate", hanno ribadito. Al fianco degli alluvionati c'erano delegazioni delle maggiori sigle della galassia ambientaliste, le più istituzionali, come Legambiente e Greenpeace, ma anche quelle dedite invece ad azioni di disobbedienza civile, come Ultima Generazione ed Extinction Rebellion, nate proprio in conseguenza della crisi climatica che in Romagna più che altrove ha mostrato il suo volto più macabro.
Il mondo della politica è stato messo nel mirino a tutto tondo: bersagliati l'ex-viceministro Galeazzo Bignami e il titolare della delega alla Protezione Civile Nello Musumeci – il più preso di mira, al grido di "abbiamo un sogno: vederlo sbadilare" – fino al neopresidente regionale: "caro de Pascale, basta col cemento".
Oltre agli interventi degli organizzatori non sono mancati i momenti musicali: il cantautore Fabrizio Caveja ha reinterpretato al microfono la famosissima Redemption Song di Bob Marley, diventata 'I dè dla sgrazia' (I giorni della disgrazia, ndr). In piazza gli alluvionati si sono scagliati contro l'inazione che ha condotto al disastro – "Gramsci avrebbe ragione anche in fatto di crisi climatica: dobbiamo odiare gli indifferenti", ha ribadito l'alluvionata Eva Cerri – e contro il negazionismo climatico: "L'attuale sistema economico – ha concluso la Rete 360 – sta distruggendo un ecosistema già fragile".