REDAZIONE RAVENNA

Mafia nigeriana anche a Ravenna: "Scaricavano filmati pedoporno"

Nuovo filone dell’inchiesta della Dda di Bologna. Tra i componenti assolti, un 41enne residente a Punta Marina ora deve rispondere di detenzione di immagini di sesso con minorenni.

Mafia nigeriana anche a Ravenna: "Scaricavano filmati pedoporno"

Mafia nigeriana anche a Ravenna: "Scaricavano filmati pedoporno"

La mafia nigeriana ha propaggini ravennati. Vive infatti a Punta Marina il 41enne Uyi Agbonlahor, esponente del gruppo già smantellato dopo che un affiliato aveva iniziato a collaborare con le forze dell’ordine, nell’ambito di un primo filone di inchiesta che nel 2020 aveva portato, a Bologna, a 14 condanne e 7 assoluzioni. Ad alcuni di questi, tra cui al ’ravennate’ – difeso dagli avvocati Francesco Furnari e Monica Miserocchi – sono state notificate nuove richieste di rinvio a giudizio con udienza preliminare già fissata davanti al Gup del tribunale di Bologna a metà marzo. Le accuse vanno, a vario titolo, dall’associazione di tipo mafioso, denominata Maphite, radicata in Nigeria ma in Italia ribattezzata ’Famiglia Vaticana’, con una cellula locale denominata Forum Emilia Romagna. Un’organizzazione – secondo le indagini della Dda - contrassegnata da scontri tra gruppi rivali per mantenere il predominio nell’ambito della comunità nigeriana, dedita agli stupefacenti, estorsioni e sfruttamento della prostituzione di connazionali. Ma per alcuni vi sono anche accuse di pedofilia e pedopornografia.

Al 41enne nigeriano, residente a Punta Marina, viene infatti contestata la detenzione di un filmato amatoriale ritraente una giovane donna africana intenta ad abusare sessualmente di un bambino. Immagini choc che lo stesso avrebbe scaricato o comunque ricevuto, al pari di altri imputati, tra cui un nigeriano domiciliato a Forlì. Secondo le indagini, coordinate dal Pm Roberto Ceroni, la struttura organizzativa aveva carattere gerarchico, con divisione in ’famiglie’, ruoli e cariche a cui corrispondono specifici poteri. Tra loro si chiamavano Don, Professore, Annunciatore, mentre ogni affiliato era tenuto al versamento periodico di denaro. Il 41enne residente a Punta Marina aveva fatto carriera, rivestendo varie cariche apicali tra cui quella di Prof dell’Emilia Romagna, facendo proselitismo su facebook. Uyi Agbonlahor sarebbe stato tra quelli che avevano poi minacciato con lettere il pentito che aveva vuotato il sacco.

Lorenzo Priviato