Macellaio morto: "Fu omicidio, processateli"

Il tribunale ordina l’imputazione coatta per l’ex vigile Valgimigli e un fratello dell’allora compagna: i due verso la corte d’assise

Macellaio morto: "Fu omicidio, processateli"

Domenico Montanari

Sembrava l’ineluttabile quanto improvviso suicidio di un negoziante finito nella morsa dello strozzinaggio: e invece è un omicidio. Almeno secondo il tribunale, il macellaio 64enne Domenico Montanari dell’’Antica Macelleria Bandini’ di Faenza, fu ammazzato perché era stanco di pagare ed era intenzionato a rivolgersi alle forze dell’ordine: un omicidio commesso da più persone e mascherato da gesto estremo. Tanto che per i due indagati a piede libero, il gip Janos Barlotti ha ora ordinato l’imputazione coatta dato che "sussistono i presupposti per pronosticare la condanna".

Si tratta del 55enne ex vigile urbano Gian Carlo Valgimigli (avvocato Gabriele Bordoni). E del 31enne di origine albanese Daniel Mullaliu, fratello dell’allora compagna del 55enne (avvocato Luca Donelli). Per loro, entro 10 giorni i pm Daniele Barberini e Angela Scorza titolari del fascicolo, dovranno formulare l’imputazione per omicidio in concorso. Un colpo di scena inimmaginabile quando il 25 luglio 2019 il Montanari era stato trovato impiccato dentro alla macelleria della quale era contitolare. "Asfissia meccanica", aveva stabilito il medico legale. E il fatto che non fossero stati rinvenuti segni di colluttazione, non aveva lasciato altro margine al caso. A ritrovare il corpo verso le 5.50 era stato il Valgimigli. Le indagini della squadra Mobile e gli accertamenti della guardia di Finanza, avevano consentito di accertare un vorticoso giro di prestiti a strozzo dell’ex vigile al defunto macellaio: lo aveva fatto indebitare per 300 mila euro a fronte di interessi di 30 mila al mese tanto da rimediare alla fine una condanna per morte come conseguenza di altro reato, l’usura appunto.

L’ipotesi omicidio si era affacciata più di recente dalle parole di un pregiudicato per reati contro il patrimonio e per associazione per delinquere di stampo mafioso il quale si trovava nel carcere di Ferrara proprio mentre vi era detenuto pure il Valgimigli. E le confidenze che l’ex vigile urbano gli avrebbe fatto, avevano alimentato le dichiarazioni del 20 dicembre 2022 confermate l’11 gennaio 2023 alla base del nuovo fascicolo. Non esattamente qualche aggettivo gettato al vento durante l’ora d’aria: ma dettagli su dettagli. Vedi il tipo di corda usata per l’impiccagione, l’orario, il punto di ritrovamento del cadavere, le modalità dell’azione e perfino il movente. Pur a fronte di tali elementi, la procura a gennaio aveva depositato richiesta di archiviazione ritenendo che gli elementi acquisiti, non consentissero comunque di arrivare a una previsione di condanna. E poi sul piatto vi erano ipotesi alternative: quel detenuto poteva avere ritoccato le sue parole per ottenere un permesso premio dal tribunale della Sorveglianza. O il Valgimigli poteva avere millantato per accreditare il suo livello delinquenziale agli occhi di un pregiudicato di rango.

E invece no, secondo il gip: il pregiudicato è credibile dato che ha rivelato "agli inquirenti una serie di dettagli sulla morte del macellaio, taluni dei quali mai trapelati sulla stampa". E poi sulla scena del crimine ci sono "alcuni particolari inquietanti": come il cellulare della vittima messo in carica, preoccupazione che, chi si vuole togliere la vita, non ha di certo. Ma anche le chiavi inserite nella toppa dall’interno con la porta aperta e le luci spente. E ancora i piedi del defunto che toccavano il pavimento. Da ultimo i conoscenti del Montanari lo avevano descritto come persona genuina e solare, lontana anni luce da pulsioni autodistruttive: tanto più che doveva prendersi cura di una familiare disabile.

Che dire poi della lettera inviata a ottobre 2019 dal Valgimigli, una volta uscito dal carcere, all’ex compagno di cella: "Mi ha scritto e mi ringraziava - aveva specificato il pregiudicato - se io avessi ucciso quello della concessionaria": riferimento a una vicenda che aveva fruttato all’ex vigile a una condanna a quattro anni e 10 mesi per una estorsione a un concessionario faentinio di auto di lusso. "Ricordo anche che mi disse che comunque quello della concessionaria era stato avvicinato e minacciato da altre persone per farlo ritrattare", aveva incalzato il testimone. In argomento, il Valgimigli, quando ancora i due erano dietro alle sbarre, gli avrebbe promesso 50 mila euro in due rate per gambizzarlo: "Una volta che fossi stato in permesso, mi avrebbe fornito un numero da contattare, mi avrebbe procurato una pistola e avrei dovuto lasciarlo sulla sedia a rotelle". A suo dire, gli avrebbe dovuto far fare "la stessa fine del macellaio" eliminato perché "si voleva rivolgere alle forze dell’ordine". E quella mattina per rendere la sceneggiata più credibile e "buttare fumo negli occhi alla polizia", il Valgimigli era tornato in divisa e aveva finto il ritrovamento del corpo. All’omicidio avrebbero partecipato anche altre tre persone, tra cui il fratello dell’allora compagna del 55enne: secondo le verifiche degli inquirenti, il suo cellulare quella notte agganciò una cella compatibile con la macelleria. Andò così, per il pregiudicato: Valgimigli diede un appuntamento a Montanari in macelleria e all’improvviso arrivarono gli altri tre alla spalle bloccando il 64enne senza lasciargli modo di reagire. Ancora confidenze di cella: "Non ha capito nulla quel cristiano, è stato un attimo, non ha avuto tempo di reagire".

Andrea Colombari