FRANCO GÀBICI
Cronaca

L’opera omnia di Muratori. Prende corpo il sogno di don Mauro Mazzotti

Pubblicati i primi due volumi, col contributo della Fondazione Cassa. Il Comitato ravennate della Società Dante Alighieri ha promosso l’iniziativa.

L’opera omnia di Muratori. Prende corpo il sogno di don Mauro Mazzotti

Pubblicati i primi due volumi, col contributo della Fondazione Cassa. Il Comitato ravennate della Società Dante Alighieri ha promosso l’iniziativa.

Centocinquanta anni fa, il 16 settembre del 1874, nasceva Santi Muratori, uno dei pochi ravennati che con la sua opera ha dato lustro alla città. Ma Muratori aveva un “qualcosa” in più, un “qualcosa” che non aveva appreso né dai libri né dallo studio ma che gli veniva dal profondo del cuore: l’amore per Ravenna. Un amore dichiarato da queste sue parole: "Noi che vi nascemmo e viviamo, che siamo in lei com’essa è in noi, che siamo, permettete, il suo silenzio e la sua voce, noi la sentiamo, Ravenna, con una più intima e sottile vibrazione d’amore, e con una sempre accesa curiosità ne indaghiamo il segreto".

Allievo di Carducci, amico e collaboratore di Corrado Ricci, fu bibliotecario della Classense dal 1914 e quando morì, scrisse Marino Barchiesi, agli austeri corridoi della biblioteca sarebbe mancata per sempre la "placidità umanistica" e "la sorridente maestà di Santi Muratori, il serenissimo principe della storia e della letteratura cittadine". Alla Classense lasciò il suo famoso schedario, una raccolta di quasi trentamila schede indispensabile punto di partenza per qualsiasi ricerca di argomento ravennate. Fondò e diresse il Bollettino del Comune, compilò per alcuni anni gli ultimi Diari ravennati e collaborò e diresse la rivista Felix Ravenna.

Scrisse moltissimo, ma soprattutto brevi monografie. L’unica sua corposa pubblicazione fu la biografia di Jacopo Landoni che pubblicò nel 1907. Nonostante tutta la sua attività riguardasse Ravenna, gli fu chiesto come mai non si fosse cimentato in un’opera che ne raccontasse la storia. E qui Muratori fu davvero profeta. Riteneva impossibile, infatti, un lavoro di questo genere proponendo invece una ‘Storia di Ravenna’ composta da tante monografie affidate a studiosi competenti. Proprio come la monumentale Storia di Ravenna pubblicata da Marsilio negli anni Novanta. Chissà, però, cosa avrebbe detto Muratori notando che in quel monumento di carta non si trova nessun accenno a Dante e alla vicenda rocambolesca delle sue ossa!

Nel giugno 1940, quando l’Italia entrò in guerra, Muratori riunì in 44 casse le cose migliori della Classense e dell’Archivio storico e le fece trasferire al sicuro nella Villa Monaldina fra Ghibullo e Coccolia. Il suo amore per Dante è riassunto in queste sue parole: "Provatevi a concepire una Ravenna senza Dante… Con Dante essa è sacra al mondo, senza Dante non sarebbe che un museo o una necropoli". Nel 1921 fu l’anima delle celebrazioni dantesche e istituì l’Opera di Dante che i tempi nuovi inspiegabilmente hanno soppresso. Nel nome di Dante e di Ravenna, scrisse don Mario Mazzotti, fu anche lo strenuo difensore della pineta. Nel 1911 sposò Cordula Poletti e in seconde nozze Luisa Faenzi, una sua allieva più giovane di lui di una trentina di anni. Morì il 30 dicembre 1943 mentre le bombe cadevano sulla ’sua’ Ravenna. Ma il suo amore per Ravenna fu ricambiato? A leggere certi sfoghi nelle sue carte private si direbbe proprio di no. "Io so benissimo – si legge infatti in una di queste – che per tutto quello che ho fatto per Ravenna, sacrificando una vita, non debba ricevere altro che male, perché così avviene nei paesi ingrati e villani". Ma certe esternazioni le tenne per sé, soffrendo in silenzio come le anime grandi. Nella ricorrenza dei 150 anni della nascita avrebbe sicuramente meritato almeno una giornata di studi. Ma chi si ricorda più del gran Santino?