REDAZIONE RAVENNA

Lido di Dante, un peccato demolire la vecchia caserma

Giunge la notizia della prossima demolizione dell’antica caserma della Guardia di Finanza di Lido di Dante. Un edificio pressoché centenario, quello principale, molto caratteristico e con una sua grazia architettonica, lasciato andare a rudere dal Comune di Ravenna che lo aveva ricevuto in proprietà dallo Stato circa una decina di anni fa. Il Comune stesso lo classificava negli strumenti urbanistici come “Edificio di valore testimoniale”, quindi significativo per la località e per la sua qualità architettonica, ovvero degno di essere salvato e recuperato a favore della comunità, tant’è che nel Regolamento urbanistico edilizio si leggeva: "Gli interventi sugli edifici di valore testimoniale, devono essere finalizzati alla tutela, alla conservazione ed alla valorizzazione degli elementi architettonici testimoniali caratteristici degli edifici stessi, nonché alla loro miglior contestualizzazione". Ma invece, nel 2018, anziché valutare un progetto di recupero o comunque mantenerne la classificazione, o eventualmente consentire ad eventuali acquirenti il suo recupero in caso di vendita, l’edificio più antico del complesso della caserma viene declassificato e mandato all’asta, con l’obiettivo finale non la salvaguardia di un bene comune, ma la sua distruzione.

Non dimentichiamo anche lo ’zampino’ della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio nella vicenda. Un paradosso che presso un Comune che avesse coscienza del valore dei beni collettivi quali sono gli edifici di pregio - per di più di sua proprietà - non sarebbe possibile, ma che a Ravenna è prassi consolidata. Strutture lasciate andare in malora, cittadini educati a vedere ed additare il degrado e non la qualità, sia pure mal conservata, in modo che essi stessi, confusi dai rovi ed esasperati, invochino a gran voce la demolizione come unica soluzione possibile. Il Comune, incapace di manutentare e di programmare il recupero di un bene appartenente al proprio patrimonio, cioè alla collettività, se ne è quindi disfatto senza battere ciglio, a favore del lucro privato.

Lido di Dante perde il suo unico edificio antico, il quale, una volta conservato nelle sue forme e restaurato, sarebbe potuto diventare un bellissimo e qualificante biglietto da visita, magari come sede di servizi pubblici, pressoché assenti al Lido. Ma tant’è. Tanto il degrado e l’incapacità, da far sì che la distruzione e la perdita di un bene già pubblico diventino motivo di gioia per i cittadini stessi che ne vengono privati.

Italia Nostra

sezione di Ravenna