In questi giorni ovviamente si parla dell’imminente conclave dal quale uscirà il successore di papa Francesco e in questo clima di attesa vorrei ricordare che al Conclave è legato il nome di un "rispettabilissimo prelato", il ravennate Francesco Ingoli (1578-1649) che all’inizio del Seicento fu eletto uditore di Bonifacio Caetani, il cardinale legato in onore del quale fu innalzata una colonna nella Piazza maggiore (oggi piazza del Popolo), successivamente trasferita nella attuale piazza XX Settembre che però i ravennati hanno sempre chiamato "piazza dell’Aquila" perché sulla colonna campeggia un’aquila, segno araldico del cardinale.
Il nostro Ingoli è citato in diverse enciclopedie perché a lui si devono le nuove regole del Conclave. Ingoli, infatti, fu chiamato dal papa Gregorio XV a far parte della commissione cardinalizia istituita dal papa per stabilire le nuove regole del Conclave e in quell’occasione scrisse il trattato ’Summo pontefice eligendo’. È di Ingoli, inoltre, la prefazione al “Caeremoniale continens ritus electionis Romani pontificis” (1622) del quale fece un compendio che veniva distribuito ai cardinali in occasione dei conclavi.
La riforma introduceva per la prima volta lo scrutinio segreto e la maggioranza dei due terzi. Sembra anche che Ingoli inventasse il termine di ’eminenza’ per i cardinali. Si dice, infatti, che il Papa fosse alla ricerca di un termine adatto per risolvere una delicata questione di cerimoniale relativa al rango dei cardinali e il 10 giugno 1630 venne stabilito di chiamare i cardinali con il titolo di ’eminenza’. Il cardinale Malvasia scrive che fu il cardinale Spada a suggerire l’appellativo, per altri invece fu Richelieu e per altri ancora il ravennate Francesco Ingoli. Ingoli, che a Padova era stato allievo di Galilei, fu uno degli accusatori dello scienziato durante il famoso processo e nel 1616 scrisse una lettera contro il sistema copernicano al quale otto anni dopo rispose Galilei, una lettera che secondo Mordani torna a onore del nostro Ingoli perché Galilei non si sarebbe degnato di rispondere a un uomo "di cui non avesse fatto stima nessuna". Ingoli fu anche il primo segretario di ’Propaganda fide’, il dicastero della Curia Romana che si occupa delle missioni cattoliche nel mondo. Girolamo Fabri, che conobbe a Roma Ingoli, scrive che "conservò sempre una santa semplicità, quanto più rara, tanto più degna di essere ammirata". Benché visse quasi sempre lontano da Ravenna non dimenticò mai la sua città e beneficiò i suoi parenti.
Franco Gàbici