Piani speciali per la messa in sicurezza del territorio e relativo stanziamento di 4,5 miliardi, rimborsi che rispettino il criterio del 100% del danno subito, burocrazia semplificata e che non faccia desistere dal chiedere i fondi, aiuti tempestivi e congrui, revisione complessiva della pianificazione e gestione del territorio che consideri i cambiamenti climatici come un fattore costante. E azioni messe in campo che rifuggano da logiche semplicistiche come delocalizzazioni massive o principi come "dove è arrivata l’acqua non si costruisce più" a favore, invece, di opere che consentano di adattare il territorio ai cambiamenti climatici. Il Tavolo delle Associazioni imprenditoriali della Provincia di Ravenna - Agci Emilia Romagna, Cia Romagna, Cna, Coldiretti, Confagricoltura, Confartigianato, Confcommercio e Copagri di Ravenna, Confcooperative Romagna, Confesercenti Ravenna-Cesena, Confimi industria, Confindustria e Legacoop Romagna – non fa sconti e chiede un cambio di passo al Governo, alla Regione, enti locali e territoriali. Le associazioni d’impresa componenti il Tavolo ritengono che, a sedici mesi dalle prime alluvioni del 2023 che hanno devastato l’intera Romagna e a pochi giorni da un terzo catastrofico evento, "le polemiche e le diatribe prettamente politiche" a cui si è assistito in questi giorni "sulle rinnovate responsabilità di chi non avrebbe fatto o avrebbe fatto male, non siano rispettose delle sofferenze subite dalla comunità locale". Una comunità che ha subìto 280 frane, ha visto 40mila persone sfollate dalle proprie case e migliaia di imprese che hanno dovuto reinvestire risorse proprie per riprendere l’esercizio delle attività economiche. Per quanto riguarda la ricostruzione privata, a luglio 2024, trascorsi 16 mesi dagli eventi, erano circa 600 le pratiche di rimborso concluse (il 40% di quelle aperte), testimonianza di un sistema che non sta funzionando. E il tutto si è solo aggravato dopo le ultime recenti alluvioni. In questo quadro, occorre una immediata modifica del Decreto 32/2024 dell’Autorità di Bacino del Po per quel che riguarda le misure che bloccano lo sviluppo edilizio nelle aree colpite dalle alluvioni, "pregiudicando in maniera sostanziale la possibilità stessa di fare impresa".
Quel che serve sono "aiuti tempestivi e congrui", non solo attraverso lo stanziamento di fondi, ma soprattutto tramite procedure amministrative snelle e accessibili, che rendano effettivamente fruibili le risorse rese disponibili. Cosa che non è avvenuta fino ad ora. Un esempio concreto dei limiti attuali è rappresentato dalle procedure burocratiche previste dalle ordinanze del Commissario alla ricostruzione per le domande di rimborso da presentare tramite la piattaforma Sfinge a cui, causa le troppe complessità, hanno aderito in pochissimi. Anche le procedure per l’attivazione dei fondi Simest hanno manifestato modalità che possono essere migliorate. Tutto questo laddove gli enti locali, tramite i primi Cis e Cas per i cittadini e successivamente con i bandi delle Camere di Commercio, "hanno messo in campo strumenti rapidi ed efficienti, che hanno permesso di distribuire rapidamente le risorse, pur se limitate, disponibili a tali enti". Le imprese e le famiglie non possono essere costrette a subire ulteriori ritardi e difficoltà burocratiche nel momento in cui hanno bisogno di un sostegno concreto ed immediato. "Pertanto, chiediamo con forza che le procedure di accesso ai ristori siano semplificate, specialmente per le Pmi, le famiglie e le persone che si trovano in maggiori difficoltà".
Giorgio Costa