Le api misurano l’inquinamento: "In città trovati metalli pesanti"

I risultati del monitoraggio compiuto da Legambiente e Conapi con le ’casette’ al Malmerendi . Positivi invece i riscontri sui livelli di pesticidi che non sono stati trovati in quantità superiori ai limiti.

Le api misurano l’inquinamento:  "In città trovati metalli pesanti"

Le api misurano l’inquinamento: "In città trovati metalli pesanti"

È l’alimento che accompagna il viaggio dell’umanità da più tempo, eppure il futuro del miele, e delle api, si presenta a tinte fosche. Sono stati resi noti i risultati del monitoraggio compiuto da Legambiente e Conapi a Faenza attraverso gli speciali apiari collocati al Museo Malmerendi, monitorati settimanalmente per tutta l’estate e l’autunno del 2022 da Giorgio Della Valle: "Un’indagine rigorosamente ambientale e non alimentare", specificano gli esperti del Conapi, "volta a misurare parametri ambientali in sei città italiane, servendosi delle api come bioindicatori". L’indagine è stata portata avanti in parallelo a Faenza, Bologna, Roma, Milano, Torino e Bari, in postazioni collocate nelle vicinanze di orti urbani. La vita delle api, in particolare di quelle che nell’alveare ricoprono il ruolo di ‘bottinatrici’ – coloro cioè che perlustrano il territorio, in un areale di circa sette chilometri quadrati, per procurare polline, nettare e melata per loro stesse e per le compagne impegnate invece come nutrici, ceraiole, guardiane, o infine per quelle dedite alla pulizia dell’alveare – è una sorta di prisma attraverso cui è possibile vedere concentrata una serie molto estesa di indicatori ambientali. Ciascuna ape visita infatti ogni giorno circa mille fiori. Uno dei capitoli più importanti del monitoraggio consisteva appunto nell’effettuare analisi sulle api decedute – che gli apiari raccoglievano in spazi denominati ‘underbasket’ – ogni qual volta il numero di decessi settimanali superava la soglia critica, fissata intorno alle 125 o 150 api morte a settimana. Il che è accaduto proprio nei primi tempi del monitoraggio, nel giugno 2022: "Gli esami eseguiti non hanno però rinvenuto quantità di pesticidi superiori ai livelli di guardia", spiegano gli esperti del Conapi. "A essere maggiormente indiziata è una virosi". L’altro principale settore di indagine è il miele giovane: la sostanza insomma – diversa dal miele alimentare, che subisce vari processi di lavorazione – prodotta dalle api. Anche qui le analisi si sono concentrate sulla ricerca di pesticidi – sono state 400 le sostanze di cui si sono cercate tracce – e di metalli pesanti. Mentre sul fronte dei pesticidi gli esiti sono stati positivi – non sono stati rinvenute sostanze in quantità superiori ai limiti – non altrettanto si può dire dei metalli. Le analisi sui corpi delle api decedute hanno infatti rinvenuto concentrazioni sopra la norma di piombo, rame, nichel, ferro (questi erano i metalli più presenti), ma anche di cromo e vanadio. Nel miele giovane sono invece state scoperte quantità oltre i limiti di piombo, cadmio, nichel, manganese, mercurio e zinco. Più in generale, il 47% dei campioni analizzati ha presentato livelli di metalli sopra la norma: una panoramica solo leggermente migliore di quelle registrate a Torino, Milano, Roma e Bologna, mentre Bari – "complice forse la sua vicinanza al mare" – ha avuto responsi talvolta migliori. Una situazione della quale le api si sono per così dire fatte messaggere, ma di cui sono anche le prime vittime. "Delle quattro famiglie di api che ospitavamo negli apiari solo tre sono sopravvissute", spiega Della Valle.

A chiunque si occupi di api viene da anni posta la stessa domanda: esistono ancora le api selvatiche? O il più importante impollinatore al mondo ha bisogno dell’uomo per sopravvivere? "Le api selvatiche quasi non esistono più, complici le molte patologie che le attaccano e la presenza di pesticidi e metalli pesanti: questo è quanto ripetono molti esperti. Gli sforzi necessari per aiutare quelle tre famiglie a sopravvivere ci hanno visti impegnati in maniera costante. Non è stato semplice".

Filippo Donati