
Il Comune sta vagliando il progetto avanzato dall’associazione per ottenere la concessione demaniale
Nuova puntata della questione ’capanni’. Martedì scorso alle 14,30 la commissione comunale ha aperto l’unico plico presentato contenente le due buste con anche il progetto dell’Associazione capannisti in caso di aggiudicazione del bando, per ottenere così la concessione demaniale per i nostri capanni per i prossimi 6 anni.
"Attendiamo con speranza che tutto vada per il meglio, anche perché – spiega fiducioso Giorgio De Lorenzi, presidente dell’Associazione capannisti – la commissione ha ritenuta valida la presentazione dei documenti, nei prossimi giorni ci verrà comunicato il risultato. E se sarà a nostro favore dovremo iniziare tutti quanti a lavorare assieme a questo meraviglioso progetto in cui abbiamo creduto sin dall’inizio, affinché prenda il volo e ci dia soddisfazioni impensabili fino a poco tempo fa".
Di fatto, l’Associazione Capannisti è l’unica onlus ad aver partecipato al bando del Comune (quindi potrebbe ‘perdere’ la gara solo se la documentazione presentata non fosse corretta) e dovrà "perseguire la tutela ambientale e in particolare delle dune, favorendo la loro salvaguardia e rigenerazione e promuovere e incentivare la riqualificazione ambientale", come si legge nel bando.
Da parte sua il Comune ha censito i capanni presenti sulla nostra costa tra Marina Romea e Punta Marina, al netto delle demolizioni avvenute in questi mesi: in tutto i capanni censiti dal bando e dai suoi allegati sono 73 (3 a Marina Romea, 3 a Porto Corsini, 36 a Marina di Ravenna, 10 tra Marina di Ravenna e Punta Marina e infine 21 a Punta Marina). Di questi solo 4 (due a Punta Marina e due a Marina di Ravenna) potranno rimanere dove sono, altri 24 dovranno essere spostati in avanti di 10 metri dal piede della duna e 3 dovranno essere demoliti (di 19 non si sa più nulla).
Infine, i 23 rimasti potranno essere delocalizzati perché si trovano nel territorio dell’ente Parco o in mezzo alla vegetazione o in un habitat da proteggere. E proprio a questi si applicherà l’articolo 8 del bando, che contiene prescrizioni molto severe. Infatti, per i capanni da realizzare in altro luogo rispetto a quello in cui sono si dovrà presentare un progetto paesaggistico "a firma di un gruppo di lavoro multidisciplinare" (architetti e ingegneri, ad esempio) redatto sulla base di "idonei studi storico-architettonici e iconografici", tale da garantire una "elevata qualità" in termini di collocazione planimetrica, studio della tipologia architettonica del singolo capanno all’interno di una progettualità unitaria, studio dei materiali, dei dettagli costruttivi. Il tutto senza trascurare la facilità di smontaggio in vista di eventuali "delocalizzazioni".