L’arte come cura. Da questa idea prende corpo il ‘Progetto Alzheimer’, nato dalla collaborazione tra RavennAntica, Ausl, Centro disturbi cognitivi e demenze Ravenna e Associazione Alzheimer. Si è appena conclusa la prima fase dell’iniziativa, che ha visto una serie di incontri all’interno di Classis, a cui hanno preso parte gli operatori del museo, quelli del Centro disturbi cognitivi, i volontari dell’Associazione Alzheimer e una decina di persone affette per la maggior parte dalla patologia neurodegenerativa, insieme ai loro familiari. Le persone malate sono state coinvolte partendo da alcune delle opere presenti nel museo, con l’intenzione di avviare un confronto e una discussione, senza metterle in difficoltà ma, al contrario, cercando di stimolarne la partecipazione, le emozioni e la discussione.
Il percorso avviato a Classis è parte di un progetto più ampio legato a ‘Nuovi percorsi di accessibilità online e offline’, promosso dal Comune insieme alla Direzione regionale musei e all’Opera di Religione dell’Arcidiocesi di Ravenna-Cervia e cofinanziato dal Ministero della Cultura attraverso i fondi della legge 77/2006 per i siti Unesco.
L’obiettivo è quello di offrire strumenti a coloro che vivono l’esperienza della demenza cognitiva, sia come pazienti che come familiari, operatori museali e sanitari. Nella prima fase sono intervenuti i docenti provenienti dalla pluriennale esperienza di Palazzo Strocchi che hanno coinvolto anche i professionisti del settore sanitario e in particolare del Centro per i disturbi cognitivi e le demenze dell’Ausl di Ravenna e i volontari dell’Associazione Alzheimer Ravenna.
"In questi mesi – spiega Giuseppe Sassatelli, presidente di RavennAntica – abbiamo acquisito un’esperienza di grande valore. Nel 2025 trasformeremo questa esperienza in un progetto ben preciso, strutturato all’interno del museo. Ci saranno laboratori didattici dedicati a persone con deficit cognitivi. Abbiamo lavorato in questa prima fase con professionisti museali, della sanità e con pazienti affetti da Alzheimer e i risultati sono stati molto positivi. È importante che i luoghi d’arte assumano questo ruolo e che siano sempre più accessibili alle persone con fragilità. È un modo di lavorare sui beni culturali che rappresenta un elemento ulteriore per la cura della malattia. Il bene culturale stesso diventa, in questo contesto, la cura".
Le opere e gli oggetti presenti all’interno di Classis, che rappresenta il capofila di questo progetto, così come in altri musei della città, si prestano a essere strumenti ideali di una comunicazione fondata sulla capacità di osservare, immaginare e provare emozioni, slegata dalle abilità logico cognitive.
"Il progetto – sottolinea Roberta Mazzoni, direttrice del distretto di Ravenna Ausl Romagna – ha coinvolto una decina di persone affette con l’alzheimer, ma anche affette da altre forme di deficit cognitivo, insieme ai loro familiari, il personale delle istituzioni culturali e il personale sanitario del Centro Disturbi Cognitivi e Demenze di Ravenna e i volontari dell’Associazione Alzheimer Ravenna". Un progetto pionieristico – ha aggiunto la dirigente Ausl –, che ha l’obiettivo di rendere i contenuti museali accessibili alle persone con demenza e ai loro familiari, promuovendo il loro benessere e cercando di stimolarne le emozioni attraverso esperienze culturali condivise. In Emilia-Romagna il 22% della popolazione ha più di 65 anni e i pazienti con demenza sono 63.543, il 60% dei quali ha una diagnosi di Alzheimer.
Annamaria Corrado