Non c’è solo l’alluvione in sé ad avere messo in ginocchio le attività produttive. Anche chi non ha patito il danno diretto provocato dagli allagamenti ne sta subendo gli effetti, come in una sorta di drammatico effetto a catena. È il caso dei pescatori della pialassa Baiona, la valle che separa l’area industriale da Porto Corsini, dove hanno finito per riversarsi gli scarichi cittadini e l’inquinamento dell’acqua che ne è derivato ha provocato morie di pesci, ma soprattutto di granchi e vongole.
Luigi Lauro e Giuseppe Chiaro, soci della locale cooperativa, esercitano l’attività di pesca con uso civico e si sono già rivolti all’Agci, l’associazione generale cooperative italiane, per ricevere supporto. "L’acqua – spiegano mostrando la valle durante un breve giro in barca – ha il colore della melma, mentre prima era cristallina. Il fondale è coperto da uno strato di fango maleodorante, che ha soffocato le vongole e ucciso i granchi. Nei giorni scorsi abbiamo visto anche molti pesci morti. La colpa? Certamente degli scarichi che, da città come Faenza e Forlì, sono arrivati fin qui. Da un lato, incanalando l’acqua verso il mare, si è risolto un problema, dall’altro se ne è creato un altro".
Il problema, quello di un presunto fenomeno di inquinamento ambientale, peraltro in un’area soggetta al parco del Delta quindi sotto tutela, si è reso evidente da giovedì scorso, quando l’acqua della Baiona ha cominciato a cambiare colore. Ed è monitorato da Arpae, che la scorsa settimana ha prelevato campioni di acqua da analizzare e i pescatori ne attendono il responso. Al momento le attività di pesca in pialassa sono ferme, anche i capannisti non osano più mettere in acqua i loro padelloni. "Le vongole che si trovavano sulle sponde – spiegano i pescatori – sono praticamente tutte morte. Ora c’è ancora tanta acqua, ma quando con l’avanzare dell’estate e del caldo si formeranno zone di secca il fetore sarà terribile. Basta immergere una mano nel fango per capire che ciò che si sedimentato non proviene dalla valle, ma dagli scarichi urbani. Lo stesso problema si sta proponendo in mare aperto, dove sta avanzando un’onda marrone che le foto aeree hanno bene evidenziato. Quindi è a rischio anche la pesca delle cozze e delle seppie".
l. p.